Non e’ questione di destra o sinistra, la greppia pubblica attira e attizza. A maggior ragione in tempi di crisi. Non se ne esce affidandosi in toto alla Magistrutra salvifica e tutelante come vorrebbe DiPietro, ma tagliando il problema alla radice: meno stato, meno ruberie.
Retrocediamo su un tema che in genere poco ci appassiona, l’attuale fase della politica in Italia e i guai giudiziari che stanno investendo amministratori locali in quota PD.
L’interessamento quasi entomologico per questa fase, deriva dall’osservazione di fenomeni che potrebbero avere conseguenze durature nella poleis italica: forse stiamo assistendo al completamento, in altre forme e dimensioni per carita’, della la stagione di Tangentopoli rimasta monca per quindici anni, che anche allora parti’ dalla periferia per investire poi il centro. Nulla di cui andar fieri comunque, potrebbe esserlo solo un inquisitore burostatalista agli antipodi dal sano “Law & Order” individualista amerikano come di fatto e’ DiPietro.
Se n’e’ reso conto anche nonno Napolitano, il suo appello a far qualcosa sul fronte del chiarimento dei rapporti e dei ruoli tra politica e magistratura e’ miele per le orecchie della maggioranza e forse al punto in cui siamo arrivati anche per gran parte della minoranza parlamentare.
Ci pare poco opinabile che gli eventi in questione non siano casuali: come missili lanciati su Sderot, segnalano una nuova offensiva “mirata” da parte di una corporazione istituzionale volta alla tutela della propria rendita di posizione; ma di questo non vorremmo occuparci per carita’ di patria: del resto se i politici non rubassero i magistrati avrebbeor poco da lanciare offensive; ci focalizzeremo sui risvolti piu’ prettamente generali, nemmeno partitici, della questione.
Chiariamo subito una cosa: lungi da noi gioire come un qualsiasi tifoso assiepato in Curva Nord dei guai giudiziari di molti amministratori locali eredi del “Partito della Questione Morale”, lungi da noi alzare irridenti ditini.
Prima di tutto perche’ il clima autoassolutorio stile “siamo tutti uguali, rubiamo tutti, assolviamoci tutti” e’ un rischio concreto.
Secondariamente per una questione di garantismo; tradotto, significa pensare che la responsabilita’ civile o penale, lungi dall’essere “politica” come alcuni in queste lande ideologicizzate credono, debba essere sempre e solo individuale.
Cio’ e’ ancora piu’ vero nella misura in cui ci si rende conto che viviamo in un mondo politico agli antipodi dalla cosiddetta Prima Repubblica.
Se a quei tempi tutto originava e tutto finiva nei Partiti (un clima invero opprimente), oggi da una parte le regole elettorali, dall’altra il Partito di Plastica e quello della Fusione Fredda han consegnato le Amministrazioni locali a una serie di cacicchi, forti della loro legittimazione popolare diretta.
Un tempo i governi si dimettevano per una alzata di sopracciglio del segretario di un partito minore, oggi una Jervolino qualsiasi si puo’ permettersi di sfanculare il segretario del suo partito. Lei e tutti gli altri si legittimano in quanto eletti, non in quanto tesserati o parte di una certa corrente, quelli so’ al limite problemi da peones parlamentari centrali o da consiglieri comunali. Il che in se’ non sarebbe scorretto, sarebbe pure costituzionale; ma allora dato il contesto, checcentra il Partito?
Tutta colpa di Veltroni, come si legge da tempo in molti blog? Aldila’ delle alleanze sbagliate, presunti scudi che si sono trasformati in sanguisughe, in una situazione del genere paradossalmente solo il carisma e la “padronanza” alla Berlusconi potrebbero fornire un minimo di controllo sul Partito.
Forse l’avversione generalizzata per il meccanismo delle preferenze trova una spiegazione nel tentativo di frenare sul nascere questa deriva feudale: vassalli valvassori e valvassini sempre pronti a ritagliarsi e allargarsi i loro spazi.
Sempre stato del tutto contrario al centralismo democratico per carità, ma ora stiamo esagerando con questa interpretazione del tutto autarchica e auto referenziale del federalismo.
Povero Veltroni che deve fa’? Gia’ ai tempi dello scandalo Del Turco non ha scritto, non ha telefonato, non ha dato il minimo di solidarieta’ al compagno presidente della regione degli Abruzzi carcerato, lasciandolo in pasto alla magistratura e ai giornali, si disse perche’ socialista, in realta’ per non offrire ulteriori destri a DiPietro; ora a fronte della nuova bufera policentrica afferma che “faremo subito pulizia”. Pulizia adesso?
Il punto e’ che non puo’ fingere, bendett’uomo, di essere alla guida di un partito “normale”: molti dei suoi elettori lo vivono ancora come uno specchio in cui rimirare la loro “antropologica superiorita’”, un Partito unito (contro Berlusconi e il suo modello antropologico) come una Chiesa alle Crociate contro l’Infedele, “Puro” come sono loro, da bravi italiani afflitti da “sindrome delle corna”, che sono quella cosa che tutti vedono, con l’eccezione delle proprie.
E’ questo il gigantesco “qui pro quo” italico generato dalla famosa “questione morale” evocata ai tempi da Berlinguer. Fu una scelta intelligente anche se priva di sbocchi concreti gia’ allora: l’uomo era avanti, s’era reso conto in anticipo che i modelli ideologici allora in uso - l’Urss, la rivoluzione etc. – non reggevano piu’.
Urgeva identificare altre ragioni per respingere le scorciatoie di piazza mantenendo al contempo l’atteggiamento messianico nei confronti della politica. Purtroppo quel proclamare la loro “purezza” non porto’ alla pulizia della politica ma si autoconfino’ alla criminalizzazione degli avversari; invece di comprendere che politica e’ legittimo conflitto di interessi alla luce del sole, tale visione ha trasformato la lotta democratica in un conflitto mediorientale tra bene e male, tra chi ha ragione e chi vuol fermare il trionfo della Verita’ per sordidi interessi privati. Ne viviamo ancora oggi le conseguenze.
Nonostante tutto qualcuno insiste: d’Alema la settimana scorsa minimizzava, si tratterebbe secondo lui di “sette casi isolati, li ho contati”. Grazie per lo sforzo computazionale, ma pochi o tanti che siano non cambia, non e’ che se fossero diciassette invece di sette allora l’intero partito sarebbe composto di ladri (come del resto riusci’ bene a loro e alla stampa beota coi socialisti e la dicci’); si tratta di prendere atto che non esistono diversita’ morali, soprattutto in un paese amorale e umorale come la nostra Italia dei Livori.
Avvenimenti come questi dovrebbero far prendere atto a tutti di un fatto evidente: l’unica cosa che rende la democrazia un po’ meno peggio di ogni altro sistema di gestione della cosa pubblica non sta nell’eleggere i “puri”, i “migliori” (“aristoi” in greco), bensi’ in quel tecnasma chiamato RICAMBIO. I cui effetti deterrenti vengono chiariti molto bene da un ministro: “se tu sai che tra quattro anni qualcun altro che non e’ tuo amico andra’ a mettere il naso in quello che oggi e’ il tuo cassetto, allora ti comporterai in maniera piu’ accorta”. Lo sappiamo bene, l’Italia e’ arrivata a Tangentopoli proprio per i guasti del consociativismo cioe’ del ricambio FINTO.
Lo sanno tutti che ancora sussistono aree nel Paese in cui tale ricambio non s’e’ mai visto dalla fine della seconda guerra mondiale, e non parliamo piu’ solo di Napoli. Dato che non tutto il Paese e’ SudTirol come senso identitario e mentalita’ di servizio, la cosa dovrebbe preoccupare non poco, dovrebbe costituire un indizio su cui investigare. Attenzione, il ricambio finto o solo teorico non e’ detto produca solo guasti epocali ed eclatanti con risvolti penali come quelli di Napoli o Pescara: eliminando ogni dinamica competitiva e quindi tagliando ogni evoluzione anche economica oltre che sociale, alla fine sclerotizza, addormenta. Come un ufficio notarile.
Un ulteriore elemento che salta agli occhi e’ la debolezza della politica non solo sul fronte dell’impotenza dei vertici, ma anche della assoluta incapacita’ di selezionare una classe di amministratori competenti e/o onesti: solo il sopra detto RICAMBIO potrebbe aiutare. Del resto ogni popolo ha la classe politica che si merita, senza distinzioni destra-sinistra; speriamo che si inizi a capire che il problema non e’ Veltroni che controlla poco, quando a Canicatti’ il ragazzotto che si prende la tessera lo fa spesso per motivi inconfessabili, come scorciatoia.
In tal senso, sostituire o commissariare Veltroni (che pure di cappelle ne ha fatte diverse) cambierebbe poco. Sarebbe ora di prendere coscienza del fatto che ‘o pesce NON fete partendo dalla capa, ma dalle viscere. E arriviamo sempre li’, all’occasione che fa l’uomo (debole) ladro.
La risposta italica classica? Il sogno DiPietrista: faccia feroce e ulteriore stratificazione di controllori, norme e regolamenti, in un baialamme borbonico inestricabile, utile non certo per risolvere alcunche’ ma per rendere tutti inquisibili, dal primo dei governanti all’ultimo dei cittadini.
Lo afferma anche Piero Ostellino su IBS: “ ... è l’eccesso di leggi e di regolamenti che produce paralisi e corruzione. Con una radicale semplificazione legislativa il Paese ripartirebbe domani. Ma nessuno la propone. Uno spettacolo di ordinaria cialtroneria quello che offre, nella circostanza, la classe politica. Sembra che il governo Berlusconi, con la legge 246/2005 (la «taglia leggi»), abbia preso il toro per le corna”.
Si riferisce al recente decreto di Calderoli che ha eliminato ben 29 mila leggi d’anteguerra ancora presenti a ingolfare il lavoro dell’amministrazione. Peccato che anche una legge come la “taglia leggi” richieda norme attuative, comitati, delibere .... non ci passera’ piu’, il Borbone cresciuto a mo’ di Alien nel corpo dello Stato non si arrende facilmente. La risposta c’e’, e’ sempre la stessa ma non piace a nessuno invischiato negli infiniti rivoli e rivoletti che colano dal ghiacciaio della politica: si chiamerebbe Meno Stato. Parafrasando il “loss von Rom” (via da Roma) dei Tirolesi duri e puri, sarebbe necessario un “loss von Asl” per scoraggiare i furbastri, quelli troppo scarsi per tentare di affermarsi nella vita normale e troppo fiappi per fare i criminali veri, dall’imboscarsi nelle greppie della politica locale.Destra e sinistra c’entrano poco.
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1 commenti:
Perche non:)
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