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5 punti per Obama

M'è troppo piacuto 'sto post "Some Openings for Obama" della blogger Victoria Davis Hanson: cinque punti semplici e chiari per il nuovo Presidente, sviscerati ed esposti come solo un Conservative potrebbe fare ("I think, therefore I am a Conservative"), aldilà e al di sopra delle diatribe e delle rese dei conti NeoCon vs. Con, religious vs. libertarian etc..Presentati dal punto di vista dei vantaggi per Obama oltre che dell'America; m'è piaciuto al punto che me lo traduco e me lo piazzo qui come se fosse mio. Di fatto lo è dal punto di vista dell'adesione.

1) Iraq. Negli ultimi 40 giorni si sono registrati meno militari americani morti in Iraq di assassinii nella Chicago di Obama. Adesso egli può difendere il piano Petraeus come se fosse suo, accettare un ritiro graduale e "vincere" la guerra . La gente progressista vedrà le nostre truppe ridursi con continuità - come nell'ultimo anno con Bush - ma adesso potranno darsi i meriti: "ne stiamo uscendo". I moderati saranno felici che non abbandoniamo di corsa l'Iraq come anticamente promesso. Nel giro di due anni se si continua al ritmo attuale saremo quasi del tutto fuori da quel Paese e Obama potrà reclamare di aver "risolto il problema". Pochi ricorderanno che fu la non facile decisione di Bush riguardo al "surge", molto più che non l'ereditarla, ciò che ha assicurato a 26 milioni di iracheni un nuovo inizio con un governo costituzionale e con gli interessi americani nella regione più sicuri.

2) Energa. La benzina si avvicina ai $2 al gallone
[meno di mezzo euro al litro ... giusto per capire il peso delle tasse nella old Europe: sanguinose rivolte sono scoppiate per molto meno, ndt], il petrolio è a $55 il barile, un terzo del suo costo più alto nel 2008. Questa discesa dei prezzi potrebbe significare quest'anno circa mezzo milione di milardi di dollari di taglio nella bolletta petrolifera, un bello stimolo. Già ora chi percorra 2000 miglia al mese (ndt: IO!!!) sta risparmiando $150-250 al mese solo in costi del carburante. A Obama basterebbe imporre una tassa 10 cents per gallone e usarla per abbassare il deficit (ma non lo farà), ma è chiaro che adesso il governo Usa, e/o i suoi cittadini, hanno delle opzioni, alla faccia dei Paesi Opec.
Reagan seppe sfruttare il dono dal cielo del crollo dei prezzi petroliferi nei primi anni '80. Non vogliamo idee del tubo alla Carter, del tipo adesso passiamo ai nostri giacimenti di scisti bituminosi, ma piuttosto un leggero drenaggio dei profitti dei Produttori, incoraggiando al contempo l'utilizzo di fonti alternative in modo da essere più preparati, al prossimo balzo in su dei prezzi. Speriamo tutti che Obama includa carbone e nucleare nella generazione di energia elettrica e limiti al massimo le mani in alto ai boati verdi, possibilmente solo nelle aree dove di petrolio ne è in ogni caso rimasto poco, tipo: “Prometto che non estrarremo a Manhattan o Berkeley!”

3) Nemici Internazionali. Obama dovrebbe focalizzare la sua azione a tener basso il prezzo del petrolio (o in ogni caso sfruttare il fatto che il mercato lo sta abbassando). Se stiamo sotto i $50 al barile, l'Iran avrà grossi problemi a pagarsi le centrifughe e i missili. Putin and Co. non sarebbero così bulli, dato che le loro riserve di cash si ridurrebbero (come han già cominciato a fare). L' Islam fondamentalista riceverebbe molti meno soldi dai suoi sponsor. Hezbollah risulterebbe impoverito ( e quindi molto più debole nei confronti di Israele). Chavez dovrebbe tagliare i sussidi con cui si compra alleati in giro. Il punto cruciale è che gran parte dei nemici dell'America campano sull'export del petrolio e un taglio nel suo costo potrebbe fornire dei sonanti dividenti alla politica estera americana, se Obama sarà capace di tenere i prezzi del petrolio bassi quando l'economia riprenderà quota. Per adesso gli è arrivato un gran regalo economico dal cielo, speriamo sia capace di usarlo anche politicamente nel modo giusto.

4) Europa. Esser cauti su quello che si vuole ottenere. All'Europa è stato concesso un lungo giro gratis che è continuato per molto tempo, anche dopo che l'Unione Europea è stata riportata complessivamnete al primo posto nelle economie mondiali. La religione dell'odio verso Bush è in gran parte una coperta di radicatissimi sentimenti anti americani, alimentati dalla affermazione dell'egemonia culturale mondiale degli Stati Uniti che ha fomentato gelosia e livore tra i nostri "Amici" crassamente ricchi, ignavi e potenti. Adesso però anche gli Europei sono caduti prigionieri del Sogno di Obama, e questo dà agli Usa una leva su cui agire. Lui dovrebbe sorridere a tutti e a forza di "hope and change" portarli un po' alla volta a contribuire sempre più alla Nato e in Afghanistan, e continuare a portare a casa pian piano le truppe americane dal Vecchio Continente, con la scusa di abbandonare l'egemonia Amerikana e lasciare l'Europa agli Europei. Parlare gentile e portarsi un grosso bastone è molto meglio che irritare gli Europei e al contempo continuare a firmargli assegni in bianco.

5) Immigrazione clandestina. Obama ha capito che le tre passate sanatorie e i milioni di stranieri illegali che per decenni ormai hanno attraversato le frontiere, hanno cambiato in modo rilevante la mappa elettorale di Stati come il New Mexico, Arizona, Texas e California (un tempo feudi Gop, ndt), e potrebbe presto alterarne altri. Quindi dubito abbia molti incentivi a fare la cosa giusta nei riguardi della immigrazione clandestina. Ma la grande maggioranza degli Americani è letteralmente furiosa che la legge sia ridicolizzata come lo è stata sinora a colpi di sanatorie. Quindi cosa potrebbe fare?
Essenzialente, nulla. Cioè consentire di continuare la costruzione della barriera col Messico; rendere l'immigration service più stringente e attento; contare sull'economia in recessione affinchè convinca meno a venire a Nord e molti a tornarsene a Sud; espellere senza gran fanfare i delinquenti. Se gli ingressi cessassero e la quantità di illegali fosse stabilizzata, allora la formidabile macchina dell'assimilazione e dell'integrazione potrebbe rimettersi in moto, nonostante i disturbi arrecatigli da concezioni fallaci multiculturaliste. In tal modo il non far niente, pur consentendo alla polizia di fare efficacemente il suo mestiere, potrebbe risultare alla fine un grande vantaggio.

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