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4 novembre italiano

Ne parlavo gia' nel 2006, non ho cambiato idea: checche' ne pensi Liberazione (grazie a Sansonetti per avermi stimolato a scrivere 'sto post), la vera festa nazionale italiana dovrebbe essere il 4 novembre ricorrenza della Vittoria.
Infatti il due giugno e' una sorta di opaca notte dei lunghi coltelli che segna la vittoria di una meta' dell'Italia - quella partitica di massa - sull'altra; il 25 aprile poi ricorda la fine di uno scontro fratricida, non e' certo una storia di riconciliazione. Non ce' paragone, sarebbe come se gli Stati Uniti avessero piazzato la ricorrenza nazionale in coincidenza della resa del Generale Lee ad Appomatox.
C'e' una ulteriore ragione positiva per perorare la causa del 4 novembre: celebra la raggiunta Unita' del Paese (e in questi tempi di Federalismo ben temperato ...) e non solo dal punto di vista territoriale.

La Grande Guerra fu infatti la prima occasione di unificazione vera tra i diversi popoli di Isole, Penisola, pianure e montagne del Nord: il primo vero incontro, un autentico melting pot fatto di sangue sudore e lacrime condivise nel fango delle trincee. Non e' retorica, volenti o nolenti e' cosi' che si forgia una Nazione, con le XIII battaglie di fila per pochi kmq sull'Isonzo, con la resistenza sul Piave e la successiva Vittoria.
Che grande occasione di unificazione morale, assolutamente gettata al vento dal successivo fascismo! Uno dei miti autoassolutori e auto commiseratori del dopoguerra, uno degli elementi fondanti stessi del fascismo fu infatti il grido della "Vittoria Mutilata" - per non parlare del peana catto- su "l'inutile strage", ripreso dai pacifinti odierni e riusato senza discernimento sino ai giorni nostri.
Secondo la mitologia della "vittoria mutilata", gli Alleati ci avrebbero fregato, non dandoci Fiume e qualche ulteriore pezzo di Dalmazia, Africa e Turchia; ce li dovevamo andare a prendere "autarchicamente". Conclusione, s'era sofferto e s'era morti tutti assieme in trincea INUTILMENTE, la fratellanza sviluppata era risultata perdente. Con buona pace dello spirito di unita' nazionale.
Tanto, il piano del fascismo era di ri-forgiarlo lui l'Italiano: vent'anni di masse in "laboratorio", col massimo impegno e gli strumenti piu' moderni dell'epoca (cinema, radio, mainstream, culto della personalita' etc.), basandosi purtroppo su premesse erronee e fatali: il Piave l'aveva dimostrato, il nostro carattere nazionale da' il meglio nel silenzio, nel sacrificio e nelle angustie, quando si e' con le spalle al muro, perche' e' tosto, arcigno, magro da maratoneti; non certo tronfio, muscolare perepepe' e miles gloriosus (su quel versante non siamo seri, scadiamo immediatamente nell'operetta). Mentre l'Isonzo e il Piave erano stati vera epopea popolare nazionale, i salti dei gerarchi nei cerchi di fuoco risultavano comici, assurdi, pura facciata gia' nel mentre li si faceva.
Date le premesse farlocche di tale "rifondazione morale", di fatto nella Seconda Guerra furono sufficiente (relativamente) poca pressione bellica su truppe italiche nella massima parte spaurite e poco combattive (e autoassolte dall'antica balla della "scarsita' dei mezzi e del comando) nonche' un (relativamente) limitato bombardamento su Roma per far cadere non per caso in pochi mesi tutto il palco che il fascismo aveva impiegato vent'anni a edificare.
A contrasto, la resilience mostrata PER ANNI sull'Isonzo e sul Piave nella Grande Guerra, a fronte di prove ben piu' toste, starebbe li' a dimostrare pur qualcosa sul carattere nazionale. Chissa' che novant'anni dopo, oramai scomparso in questi giorni l'ultimo reduce, si rivaluti l'esperienza fondante del sacrificio collettivo della Prima Guerra Mondiale. E la si finisca una buona volta coi riflessi condizionati: Grande Guerra per il mainstream significa invariabilmente Caporetto.I primi a instillare tale fola furono guarda caso i nostri Alleati, tra i quali ancor oggi e' saldo il falso teorema che l'Italia fu salvata dai loro rinforzi.
Invece Caporetto fu un episodio, imponente certo ma pur sempre di gran lunga inferiore alla ritirata degli anglo francesi sino alle porte di Parigi nel 1914 e paragonabile alle loro ritirate sotto le offensive tedesche del 1918. Prima c'erano stati due anni e mezzo e una dozzina di sanguinose offensive sull'Isonzo e alcuni micidiali attacchi sventati sull'Altipiano di Asiago, dopo s'eran dovutge rintuzzare le offensive sul Grappa, Piave e Altipiano (battaglia del Solstizio) per dare poi con lo sfondamento di inizio novembre a Vittorio Veneto e il conseguente sfaldamento completo dell'esercito nemico ridotto allo stremo, il colpo di grazia alle residue speranze degli Imperi Centrali di sopravvivere alla Guerra.
L'altra cosa che si narra alle masse e che tutti sanno riguardo alla Grande Guerra e' la nostra impreparazione. Falso, eravamo superiori in uomini e mezzi agli austro ungheri (piu' ungheri e croati che austriaci, almeno su Carso e Isonzo), ma messi in modo pazzesco in quanto a terreno - tutto in salita e di montagna, quanto di piu' facile da difendere ci fosse al mondo.
Altra leggenda metropolitana e' quella della disumanita' e l'impreparazione dei comandi. Beh, erano altri tempi, sul fronte francese non si procedeva in modo molto diverso dal nostro e nemmeno tanto piu' "intelligente" in termini di risparmio di vite umane: Cadorna non era peggiore di Nivelle, il fatto e' che tutti erano impreparati a quel tipo di guerra.
Tutte le guerre sono sempre orrende ma la Grande Guerra fu probabilmente la peggiore di tutte in tutta la storia dell'Umanita' per i combattenti: l'apoteosi della macchina positivista sull'Uomo, della asettica scientificita' della distruzione, ancor piu' devastante forse dei campi di concentramento stessi (vedi le centinaia di migliaia di morti in una sola offensiva coem quella della Somme).
Nulla da esaltarsi insomma, ma il 4 novembre, la Grande Guerra, chi ci lascio' la gioventu', l'esito ottenuto - il compimento dell'unificazione nazionale - e quello che avrebbe potuto essere - la creazione di uno spirito nazionale condiviso - meriterebbero una rivalutazione, un ricordo piu' denso, partecipe e sobriamente rispettoso. Non omnis moriar.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

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