Gli annunci politici recenti fanno presagire che la fase quasi rivoluzionaria attraversata dalla solitamente stantìa e immobile politica italica stia per produrre esiti finalmente chiari. Più per eterogenesi dei fini che per volontà precise; ma a caval donato ....
Il precipitato dei cambiamenti innescati dal predellino berlusconiano e dal parallelo takeover veltroniano del Piddì sono cinque (più uno, ne parleremo poi) nuclei partititici indipendenti e conflittuali ma con juicio (l'elettorato potenziale è parzialmente sovrapposto, ma i toni da crociata non si sentono per ora): sinistra massimalista, sinistra riformista, centro, centrodestra, destra. Parrebbe uno scenario finalmente somigliante a quello dei cosiddetti "Paesi normali" europei.
Naturalmente essendo l'Italia terra popolata da genti mediamente ottuse, aduse alla rendita più che al rischio e quindi resistenti al cambiamento, tutto ciò vale per adesso; c'è tempo sino al 2 marzo per definire schieramenti e apparentamenti e sino a metà marzo circa per presentare le liste definitive. Sicchè fino ad allora ogni sorpresa arretramento ripensamento e furbata rimangono in agguato. Speriamo bene ...
Come ci siamo arrivati? In sintesi l'esperienza ulivista di unione a sinistra tra riformisti e massimalisti cessa (mai verbo applicato al prodismo fu più appropriato) e il suo crollo trascina con sè il fusionismo "a ogni costo" dall'altra parte. In parallelo il "cesarismo" instillato nella politica dall'approccio mediatico-maggioritario è passato attraverso una selezione darwiniana: dalle due coalizioni contrapposte e litigiose al loro interno, affollate di mezzi protagonisti in cerca di visibilità, ne rimarranno solo due, di partiti "fidelizzati" (sulla carta) a un capo carismatico.
Di conseguenza nascono per espulsione dai due ex aggregati coalizzati e non per scelta, le estreme identitarie e un centro per ora disarticolato.
Prima conseguenza è l'emarginazione delle estreme: anche se l'Arcobaleno dovesse toccare il 10%, nessun riformista oserà mai più (speriamo) autoinfliggersi la pena di lavorare con loro a livello nazionale. Stesso destino per "la Destra", la quale sicuramente avrà un risultato elettorale confortante ma non stellare (gli spazi "lepenisti" al Nord sono sbarrati dalla Lega) e come l'Arcobaleno potrà forse rientrare al più in qualche gioco assessoratesco locale (Roma ad esempio).
Anche il centro non lo percepisco pericoloso per il destino governativo del centrodestra, sarò forse un inguaribile ottimista.
Mi pare chiaro ci sia stata della premeditazione in quello che è capitato al povero Casini buttato fuori casa. Il quale del resto se l'è cercata e non da ora: simply stated, il Cav. ha preferito rischiare (poco) adesso piuttosto che soffrire poi quando sarà al governo.
Per Mastella il discorso è diverso, molto più netto e indolore: porterebbe a chiunque tanti voti da Benevento e Caserta quanti ne farebbe perdere al Nord. E poi pare fosse particolarmente costoso: dieci senatori ( o quaranta denari, a seconda ...) ...
La conseguenza è che il centro, aggregato o meno che sia, nasce più per dei NO ricevuti che per vera vocazione; secondariamente il centro ha nel suo Dna i geni del caciccato e delle clientele, per cui è ora esposto alle prevedibili erosioni da transumanza di notabilato verso i due partiti maggiori, peraltro già in atto.
Infine anche nei riguardi dell'elettorato "normale" il centro è destinato a subire fatalmente lo schiacciamento elettorale alla Bayrou da parte dei due maggiori competitori ai suoi fianchi, anche in caso di suo compattamento: basterà reiterare il messaggio del voto utile versus inutile dei tempi del turarsi il naso montanelliano.
Con una sola pesante eccezione: le aree dove la rete paracattolica del clero medio basso, della coldiretti, dei consorzi e casse rurali bianche sia particolarmente potente (ad esempio Veneto e Lombardia orientale): in tal senso il voto delle suorine di Monte Berico continuerà ad essere disputato tra neonato centro e la Margherita, più che con Forza Italia.
A sinistra il Piddì ha una opportunità e un rischio.
la prima consiste nella "velocità" veltroniana che lo fa percepire come driver del cambiamento: la scelta "ballo da solo" falsa ma mediaticamente efficace, programma (di sogni e di buonsenso) già delineato, candidature definite, slogan, attenzione ai e dai media etc.etc.: indubbiamente Veltroni si rivelerà un osso duro da smontare anche per un ras della comunicazione come il Cav. ( un po' appannato col passare del tempo pur rimanendo una spanna sopra a tutti), rispetto a quel bollito di Prodi.
Il rischio è, checchè ne dica Veltroni, che di sinistra riformista in realtà non ce n'è solo una: il suo "gran rifiuto" ha generato le schegge radicali e socialiste, indigeribili dalla sinistra massimalista e abbandonate lì come due scialuppe di naufraghi a disturbare le manovre della corazzata Piddì. Se infatti nell'Arcobaleno vige l'appeasement e la rassegnazione nei confronti del Piddì, Pannella è per definizione scheggia impazzita ...
Può divenire fonte di notevole disturbo per fette consistenti dell'elettorato potenziale Piddì: certi indecisi della sinistra libertaria e laicista, pur fingendo di credere che Veltroni, i suoi dieci ex ministri e cinquanta ex sottosegretari rappresentino "il nuovo", non potranno non chiedersi come si faccia ad apparentarsi con DiPietro e a votare Binetti invece di accogliere la Bonino.
Mentre i giustizialisti girotondoni "duri e puri", del questurino molisano oggettivamente più fascista di Storace se ne fottono e andranno coll'Arcobaleno oppure al mare a Capalbio. Checchè ne pensi Grillo.
Il centrodestra deve solo mantenere l'abbrivio senza arenarsi, andando rapidamente oltre i casini preparto. La fusione tra An e Fi è infatti più problematica per i giornalai che per gli apparati, che a tutti i livelli (dai gruppi parlamentari alle sezioni locali) collaborano molto strettamente da tempo. Idem per gli apparentamenti con partiti "localisti" a Nord e Sud, molto più logici e spiegabili che non DiPietro "parente" manettaro del garantista buonista Veltroni.
A questo punto manca solo una mossa per stringere idefinitivamente la corda al collo centrista: definire immediatamente una alleanza con quanti più movimenti, partituncoli, notabili e cacicchi di area centrista del Sud sia possibile.
Inutile far le verginelle, da quelle parti il voto è in primis clientelare; fin che che li dovremo mantenere e che non si tornerà al sano voto per censo (e per tasse pagate), così è se vi pare (altrimenti se li "comprano" gli altri, Bassolino docet).
Una volta messo in sicurezza anche quel lato dello schieramento, chi lo ammazza al Cav.? Potrà partire in prima persona senza remore e "controcanti" a smontare la sottile linea di difesa veltroniana.
Senza infierire però: gli serve un Piddì forte. Mal che andasse infatti la ricreazione è comunque finita per i minnows centristi e non: il Piano B è fare la Grosse Koalition tra i due maggiori partiti e in ogni caso "scrivere le regole" in comune per uscire dalla fase di guerra per bande.
Insomma, sensazione personale è che l'esito più logico della transizione dalla repubblica senatoriale paralizzata da poteri forti magistrati e tribuni della plebe, al prossimo scontro tra Cesare e Pompeo, possa attestarsi numericamente più o meno così : Arcobaleno 9%, Radical socialisti 3%, Piddì & parenti 36%, Centro 4%, Pdl & parenti 43%, Destra 5%. Non sarebbe male, se teniamo conto degli sbarramenti al 4% (Camera) e 8% regionale (Senato) ... alla faccia del "Porcellum" fatto male!
Potremo capire qui se le evoluzioni dei sondaggi analizzate dal Gemello, per chi ci crede (ai sondaggisti italiani, non al Gemello), confermino o smentiscano gli scenari (miei).
In generale trovo che gli avvenimenti recenti stiano a dimostrare la fallacia intellettualmente disonesta di quanti insistessero sulla legge elettorale madre di tutte le instabilità.
E' un tema culturale oltre che tattico: la cosa che più fa imbufalire le mentalità pianificatrici liberal è scoprire che i comportamenti delle persone determinano sempre l'andamento delle cose ben prima delle regole.
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10 commenti:
Concordo alla grande sulla chiusura, Danny: la legge elettorale e la fallacia intellettualmente disonesta. Tutti qui a parlare di cifre, sbarramenti, maggioritario o proporzionale. Per quanto io rimanga per il maggioritario, ma a quel punto occorre rivedere tutto il resto. Prima la struttura dello stato, poi come si eleggono i suoi rappresentati.
Tnxs Socio; se i comportamenti vengono prima delle regole, ben venga a mio avviso il togliersi di torno certi inaffidabili (legatissimi guarda caso alle "rregole").
Che ci provino da soli a costruirsi consensi, se ce la fanno.
Bello, ora bisogna solo decidere dove piazzarsi. Scartando ovviamente tutto ciò che genera casini a Ovest di Casini la scelta non è facile. La cosa più naturale sarebbe fondersi anche noi con il Cavaliere, ma il sospetto anche solo ventilato che possa stragovernare con il Uolter mi mette i brividi e anche se sono solo chiacchere si sa la calunnia è un venticello. Storace lo voterei con il cuore, ma sa di antico e si sa noi guardiamo al futuro e anche se a malincuore mi tocca scartare anche lui. Casini nianche a parlarne, potrei votarlo come cattolico, ma sono anche tante altre cose e non vorrei mai che si facesse tentare di scivolare troppo a ovest.
Da buon lumbard non mi resta che una scelta da fare se voglio aver cura contemporaneamente dei miei principi, dei valori, delle radici e non ultimi degli interessi... e si caro mio, la Lega Nord avrà ancora il mio voto e chissà mai anche il tuo!
Giassai, parola sante gemello.
Per me è ancora più facile: molto legato da sempre alle mie radici nordestiche, sono anche privo della benchè minima traccia di travagli "di cuore" (Storax is a Roman; tanti auguri a lui per messi di voti centrosud-italici, mi appartiene quanto l'Union Valdotaine).
Il cav. in quanto leader mi piace e ha la mia fedeltà, ma non tollero la corte dei miracoli dei questuanti attorno a lui schierati.
mi sembra tu sopravvaluti la destra; per il resto, ci dovremmo essere
Nullo se intendo "la Destra", credo fara' il pieno di voto muscolare aennino giovanilista piu' vecchi Nostaghjia, delusi dal confluire verso gli ex dicci' e piessei' di Effei'.
OT: Aiutaci a sostenere la rivoluzione liberale siciliana.
"il bisogno di questa regione di avere una politica libera da ogni forma di pressione clientelare e da qualsiasi condizionamento mafioso. non mi faccio minacciare da Cuffaro, che ha cercato di intimidirmi vietando la mia candidatura alla Presidenza della Regione Siciliana"
www.gianfrancomicciche.net
Essere "di destra" significa in soldoni condividere il concetto espresso all'ultimo capoverso del post. Io lo condivido! ;-)
OT con Micciche': vedremo, se non sara' vittima di accordi clientelar-elettorali "lombardi" necessari e inevitabili al sud.
In bocca al lupo; comunque personalmente ritengo non sia tanto questione di leader piu' o meno "onesti" laggiu', quanto di mentalita' della gente e della loro necessita' di sbarcare il lunario: auto, telefoni, vacanze e vestiti sono beni primari no?
;)
All right Ismael! A volte credo sia inutile star li' tanto ad analizzare i programmi: "liberalizzazioni" ad esempio vuol dire cose diverse in bocche diverse.
In generale trovo perfetto il vecchio saggio detto: "il pregiudizio e' la base del giudizio".
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