Abr's blogs and posts

...Daily links and food for thoughts ............... It's my Town ............ My weekly columns Abr's No Comment My Town Abramo Rincoln the zombie hunter

Abr's No Comment

Abolire il Veneto?!

"Va’ che piattume" scrive Phonkmeister riferendosi all'Emilia (abile calembour per distinguerla-assimilarla al "pattume" campano?).

Risponde Iconoplastica: "La mia croce è più il Veneto. Spiego rapidamente perché: ci passo nei miei viaggi in direzione Tarvisio/Graz/Vienna, e il Veneto *non finisce mai*. Non c’è ancora la bella collina della provincia di Udine, non ha le rocce che cominci a vedere da Osoppo in poi, non ha il verde giada del Tagliamento. La Romea ha dei bei paesaggi finché sei ancora intorno al Po, ma anche sconfortanti affacci su una provincia piatta di centri commerciali, negozioni, superstore. E’troppo lontano da casa per godere ancora dell’entusiasmo di essere appena partiti o di essere quasi tornati.
Aboliamo il Veneto, amici, e facciamo scivolare il Friuli sull’Emilia. I Veneti, liberati del passante di Mestre, ci ringrazieranno, vedrete".

La prima era un tumblerata "twitting", nulla di che. La seconda invece si articola al punto da divenire uno spunto (e' lo scopo stesso del web, esaltato dall'approccio tumblr: lanciare un "meme" che si propaghi generando riflessioni), aldila' delle idiosincrasie dell'autore e dello scrivente. Pur non essendo "residente" ho gia' risposto su Abr's No Comment a caldo.

Non e' solo questione di orgoglio identitario, e' chiaro che se uno passa il Veneto in treno beh ... Anch'io da giovanissimo, passandoci per ferrovia, credevo Milano fosse tutta squallidi falansteri e decrepite case a ringhiera. Basterebbe aver la voglia anche solo mentale di volare a destra o a sinistra, oltre la ferrovia e il capannone: "certe cose sinora le avevo viste solo sulla rivista Airone" mi disse con aria sognante una ragazza foresta dopo una escursione in Valle (credo volesse riferirsi non solo ai rituali di accoppiamento).

Non e' solo una questione di orgoglio identitario, che comunque male non fa: gli italiani, in questo distinti dai veneti, sono l'unica gente al mondo che indulge con volutta' nell'auto-denigrazione, cosa ben diversa dall'understatement e dall'auto-ironia cosi' tipiche lassu'.

Non e' solo questione di orgoglio identitario: considerazioni cosi' indifferenti e tranchant fanno ricordare il 17 novembre, funesto anniversario passato ancora una volta nel silenzio tombale. Questo ultimo cadeva il 210' anniversario del trattato di Campoformio: Napoleone chiudeva con una semplice firma il sacco dei tesori e mille anni di indipendenza della Serenissima, senza resistenze da parte del Doge furlan e di un Consiglio di smidollati.
Da li' la storia scritta dai vincitori inizio' a dipingere Venexia come una sorta di Bisanzio in sedicesimo: repressione, i "nobiluomini" intenti a cavarsi gli occhi l'un con l'altro, popolino servidor, un mondo fondato sullo sterco del demonio idealista e catto-social: i schei e il negossio. Trascurando che grazie ai schei si pubblicassero in liberta' piu' libri a Venexia che in tutto il resto dell'Universo.

Non e' solo questione di orgoglio identitario se mi spiace che l'idea di "abolire" quella regione metta di buonumore alcuni "compatrioti", e dovremmo pure ringraziare.
Per fortuna non sarebbe operazione da poco: riuscimmo a farci gli affari nostri per mille e passa anni contro imperatori, papi e il Turco, gente che schianto' comuni, signorie, regni e imperi quasi allo schioccar delle dita.
Di fatto
per abolire la Serenissima, mica bastarono i Savoia o un Garibaldi qualsiasi ocme per altre parti della Penisola; ci vollero degli autentici ca**oni da podio assoluto di tutti i tempi: prima Napoleone, poi Otto von Bismarck. Il primo a favore degli austrungheri ( che non fu tempo di "buona amministrazione" come si favoleggia), il secondo per conto dei "Talian". E ci siamo pur tolti l'ultima soddisfazione a Lissa, infliggendo l’ennesima sconfitta alla marineria ligure-borbonica.
La mazzata finale: a partire dal 1870 dalle Venezie emigrarono in proporzione tre volte tanto che dal Sud Italia. Insomma, "liberarci" non fu cosa vantaggiosa ne' indolore (e dovremmo anche ringraziare?), ne' tantomeno facile quanto il nasconderlo, complici la rimozione risorgimentarda e fascio-comunista di mille anni di storia, con il collaborazionismo di tanti, troppi "zio Tom", dal Manin al buon ultimo Calearo.

Non e' solo questione di orgoglio identitario se ricordo che una delle esperienze piu' classiche e ricorrenti di un "expatriate" veneto (in "Padania") come sono, e' sentirsi chiedere da uno sconosciuto bigliettaio piuttosto che da un fornitore: "Da dove viene lei? Sa, ho inteso una certa inflessione...".
Eh saremo forse provinciali, ma solitamente ci teniamo a non fare gli snob tra noi.
Contrariamente all'italiano medio piombato a Sharm in volo charter o al gitante domenicale in coda che si domandano infuriati, milanesi tra milanesi o romani tra romani: ma dove va tutta 'sta gente ...

Non e' solo questione di orgoglio identitario se l'incapacita’ di percepire un panorama geografico e umano cosi' fortemente connotato in senso identitario (per quanto umiliato soffocato e stravolto da fame e emigrazione prima, da benessere fabbrichette e immigrazione poi), mi pare solo un sintomo.
Rivela la diffusione di quel giacobinismo sociale furente che costituisce la novella filosofia di vita della plebs urbis italica. Una forma di individualismo solipsistico che rende proni al livore contro, che non vuole elevarsi (e' faticoso) ma pretende come diritto che il piu' fortunato venga atterrato e spogliato, pardon "redistribuito".

Non e' solo questione di orgoglio identitario se sottolineo che in questo contesto cosi' classicamente e modernamente "italico", la piu' antica delle caratteristiche regionali venete risulti incomprensibile e anzi pericolosa: mi riferisco allo spirito "clanico" di appartenenza e di distinzione, quel collante identitario che ancor oggi tiene inopinatamente unite comunita' isolate dal Messico al Rio Grande do Sul, in una koine' dalla tipologia indubitabilmente "nazionale".

Non e' solo questione di orgoglio identitario, sicuramente nei veneti e' presente una consapevolezza molto piu' "nazionale" che non tutta l'italianita' inculcataci con le cattive nei settanta anni (tre generazioni) a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Ogni bravo giacobino (il mero prodotto del mainstream educativo-informativo corrente) non puo' ne' comprendere ne' tantomeno tollerare tale spirito "nazionale": non avrai altra identita' al di fuori di quella che ti verra' concessa dall'alto (statale o ideologica poco importa), secondo la glossa diffusa dalla scuola statal-sociofascista:“il cittadino dev’essere nudo e indifeso (di fronte allo Stato), il più possibile privo di reti IDENTITARIE di solidarietà e sussidiarietà” (cfr. qui).

Concludendo, non e' solo questione di orgoglio identitario se vi diciamo: no grazie amici, eventualmente di "abolirci" e "liberarci del passante di Mestre" lo vorremmo finalmente decidere da soli. Vi ringrazieremo se finalmente ne lassare' in paxe.


16 commenti:

Orso von Hobantal ha detto...

Io mi sto cominciando a seccare di quest'ultima moda della blogosfera: i luoghi comuni non vanno bene, ma con il Veneto si fa sempre un eccezione. La tipa in questione è stata anche più civile (e romantica) di tante altre sue controparti che ci hanno deliziato negli ultimi mesi.
Io vivevo tra Verona e Valdagno (zona nord): la prima è la 4 città d'arte in Italia, la seconda è immersa in una vallata verdissima, ricca di corsi d'acqua, dove non ci sono case ci sono alberi, contrade immacolate, una bellissima chiesa medievale costruita su una rupe e le Piccole Dolomite con la loro sagoma frastagliata e le venature bluastre dominano lo sfondo.
Questo è il mio veneto, per quel che mi riguarda la terra promessa, così come è descritta nel vecchio testamento.
Non so come e dove gli altri vedono capannoni e superstore, ma sono affaracci loro. Se non gli piace possono starsene a casa.

Anonimo ha detto...

Beh, Iconoplastica un po' di geografia dovrebbe pure impararla. Nel suo tragitto passa per le province di Treviso, di Venezia e di Padova, prima di "respirare" parzialmente nel Polesine. Rispettivamente, secondo i dati più recenti (maggio 2007), 862.220 + 830.078 + 902.804 abitanti = 2.595.102 abitanti totali, in un territorio rispettivamente di 2.477 + 2.463 + 2.141 kmq = 7.081 kmq totali, per una densità di 2.595.102 : 7.081 = 366 abitanti per kmq, livelli belgi-olandesi-Ruhr. Tuttavia, è curioso. Anch’io, anni fa, quando facevo il tragitto Treviso-Venezia in treno mi chiedevo, guardando i passeggeri dall’accento non esattamente nostrano: ma cosa capiranno della nostra regione dai mille paesetti e dai mille campanili questi qui guardando fuori dei finestrini?

Anonimo ha detto...

Fino a un paio d'anni fa o poco meno, dopo aver letto certi sproloqui avrei abbassato la celata dell'elmo, avrei dato di sprone al mio destriero e mi sarei lanciato senza pietà contro il "marrano". Adesso lascio correre: mi basta sapere di aver già risposto altrove, e con calma, alle approssimazioni e ai luoghi comuni.
La "fortuna" dei veneti, chiamiamola così, è di aver sempre potuto percepire con chiarezza il carattere rapace dei regimi politici che sono passati sopra le loro teste dopo la caduta della Serenissima. E' appunto la consapevolezza di avere interessi disomogenei rispetto a quelli della sovranità dominante a creare e cementare le minoranze etnico-culturali.
Comunque noto con piacere che l'individualismo atomizzante della sinistra, coccolato dal riformismo perché fomite di nuove e avveniristiche guerre tra i ceti, è colto in tutta la sua fraudolenza dagli individualisti autentici. Bene! ;-)

Otimaster ha detto...

E poi uno si butta sulla Lega! : D

Abr ha detto...

Orso, difatti ho reagito non perche' questa fosse la peggiore o la piu' irrispettosa (anzi), ma proprio per via dell'andazzo imperante, quello che chiamo "giacobinismo livoroso" del dagli addosso a quello che osa distinguersi e differenziarsi.

Per quanto riguarda i luoghi da sogno nel Veneto, oltre le villette e i supermarket, ognuno di noi ne potrebbe elencare a centinaia.
Non bastiamo noi? Serve citare Petrarca, Marziale o Ugo Foscolo? Tutta gente che di bei posti ne aveva ben visti tra Roma Provenza Toscana e Grecia, pero' guarda caso mettono per iscritto che la serenita' della loro fine la vorrebbero santificare in Veneto (nei Colli Euganei eh eh eh ...)
Se uno non e' capace di "vedere", allora se ne vada pure a Spello, non abbiamo mai pensato che l'Umbria andrebbe abolita (o si?) :D

Abr ha detto...

Zamax il problema di certuni sono esattamente i 366 ab/kmq.
Odiano in primis l'equilibrio uomo/natura tutto sommato decentemente mantenuto da noi pur con tale livello di pressione antropica: secondo loro non si puo', solo no-Ogm e sussidi statali alla tosco emiliana.
Non esiste il rispetto individuale per l'ambiente in cui si vive pur utilizzandolo intensivamente, solo lo Stato deve dirigere lo sviluppo "felice".
E li dobbiamo anche "ringraziare" perche' pensano a noi, ci liberano anche da noi stessi. Come Napoleone.

Abr ha detto...

Grazie Ismael per fornirmi quella "base teorica" che giustifica la rivendicazione liberale e libertaria della nostra disomogeneita', dove "nazione" non prende il senso otto-novecentesco e neppure balcanico, ma quello comunitario nobilitato dalla storia e dagli interessi comuni, autodifesa corroborata da 210 anni di "diversioni" e spoliazioni fraudolente.

Abr ha detto...

Master si, anche se la Lega e' un po' "eccentrica" rispetto al ragionamento prettamente identitario e "prepolitico" (uno sfogo) qui svolto.
Parafrasando Metternich, la Padania e' una pura espressione economica.

Cio' non toglie che interessi convergenti possano venir piu' efficacemente difesi insieme piuttosto che separatamente, e sopratutto liberandosi da orpelli novecenteschi intrisi di "sociale" e oramai assolutamente fuori dagli scopi.

Quindi Lega in quanto federata al Pdl che esclude Strorace e Casini, allora si tutta la vita, nell'ottica che in politica si deve scegliere il meno peggio.

Anonimo ha detto...

il Veneto purtroppo non o conosco.
anni fa però ho rischiato di dovermi trasferire a Modena. già solo la pianura di un piattume tristissimo, e senza le montagne sull'orizzonte, mi ha fatto pensare alla tajga più desolata. e poi l'erba giauna, i fiumiciattoli fangosi, il sapere di essere a 80 metri sul mare, pur standone lontano più di 100 km....
sono scappato a gambe levate, in apnea, e ho ricominciato a respirare quando dopo Piacenza la strada ha finalmente fatto una curva in salita, e mi s'è spalancato il panorama naturale dell'esistenza: colline qui, l'altopiano in mezzo, e in fondo montagne VERE, con rocce VERE e neve VERA anche d'estate, mica quelle collinette spelacchiate dell'appennino.....

baron litron

Abr ha detto...

Baron, personalmente ho avuto la ventura di girarla parecchio (in modo "residenziale" o quasi), l'Italia, e quindi un'idea molto radicata me la sono formata.
Anche le "piane" della Bassa hanno il loro fascino, ma il Veneto (piano, lagunare, collinare o prealpino che sia) ha il vantaggio che ovunque tu sia, hai il monte quello "vero" mica l'Abetone o il Terminillo a portata di mano, assieme al mare al colle all'area umida e alla città d'arte.
Last but not least l'economia, mica solo chiacchiere e distintivo (statale).

Aldilà dell'ambiente geografico, ci sta poi l'abiente umano.
Qui la va a gusti ed abitudini, ma se ci dimentichiamo di questa crescente livorosa e maleducata diffidenza e chiusura che sempre più attanaglia tutti gli abitanti dello Stivale nessuno escluso, mano a mano che arrivano immigrati e si mescolano genti anche "interne", diro' che personalmente trovo preferibile la dolce, misurata e poco entrante disponibilità veneta all'ascolto, condita da sottile ironia e distacco, piuttosto che tante altre conclamate "mentalità più aperte" che alla fine della fiera, di gente che vuol farti i conti in tasca ed eventualmente aprofittarne è composta.

Tutti comunque discorsi "sulla media", che quindi lasciano un po' il tempo che trovano; d'altro canto come dice il saggio "il pregiudizio è la base del giudizio", sia che uno abbia la forza di ammetterlo o meno.

Anonimo ha detto...

guarda, personalmente mi sono convinto che la "crescente livorosa e maleducata diffidenza e chiusura" che gli italiani mostrano nei confronti di veneti e piemontesi, accomunandoli gli uni nel disprezzo e gli altri in una spocchiosa indifferenza, deriva semplicemente dal fatto che noi, con percorsi storici differenti, abbiamo goduto di una millenaria indipendenza e autonomia.
aver preso a schiaffoni tutti gli stranieri che han cercato di invaderci (da Barbarossaa a Napoleone), essere riusciti a mantenere uno stato, una bandiera e un'autonomia rispettate e riconosciute, ci permette di trattare il forestiero di passaggio con sincera e riservata ospitalità, ben sapendo, noi e il foresto, che si vive in un posto civile, con le sue leggi e le sue usanze, nel quale tutti sono liberi e responsabili cittadini soggetti a statuti rispettati e ben applicati.
in apparenza non c'entra, ma da quattro anni pratico la scherma tradizionale, scuola italiana. parlando col maestro, consideravamo che tutte le regioni italiane hanno una validissima tradizione schermistica, ad eccezione del Veneto e del Piemonte. gli ho fatto notare che per secoli questi due regni sono stati gli unici nello stivale dotati di tribunali e di polizie efficienti, motivo per il quale non era necessario risolvere le dispute con i duelli, o difendersi da un quasi inesistente brigantaggio da strada....
quando invece ci si confronta col resto dell'Italia, dove le popolazioni erano use accogliere lo straniero in armi spalancandogli le porte, coacervo di colonie più o meno esplicite, popolo sempre bue e mai determinato, pronto ad approfittare del singolo episodio perché privo di un potere locale rispettabile, l'invidia si manifesta in tutte le sue forme, e ad essa s'accompagnano livore, menzogne, calunnie di ogni tipo, salvo poi passare a fine mese a mungere la vacca....
per noi, oltretutto, la situazione è aggravata dall'esistenza di una monocultura automobilistica del tutto immotivata ed aliena, oltretutto completamente avulsa dal mercato da circa ottant'anni... e adesso che la fiatte inizia a perdere colpi, e sposta la produzione in altri e meglio sovvenzionati lidi, riemergono finalmente tutte le specialità di questa terra, costrette finora ad un gioco disonesto di forniture esclusive quanto svantaggiose....
scusate la digressione,
baro litron

Abr ha detto...

Allineatissimo con la tua digressione Baron.
Mentre la povertà ha aiutato a preservare la (già di suo forte) identità veneta fino agli anni '70, il Piemonte tnxs to automotive è stato violentato e stravolto nelle sue caratteristiche da una immigrazione massiva sin dagli anni '60.

Sarà un caso che, nell'ambito generalmente conservatore padano, le riserve indiane sinistre siano la cintura torinese, Genova e Marghera, simboli di degrado, stravolgimento identitario e povertà, mentre a poco a poco persino S.S.Giovanni la Stalingrado d'Italia viene riassorbita?

gabbianourlante ha detto...

dai walter è stato anche bravino sin'ora: NON L'HO MAI SENTITO PRONUNCIARE la parola magica REDISTRIBUZIONE!... cioè dammi dammi che poi...

ciao!
visto che gara in motogp?

Abr ha detto...

Sul tumblr (abr's no comment) ho aggregato la tag cloud delle parole piu' presenti nel programma ... indovina qual'e'? ;)

Non non ho visto, preso dal seiNazioni e Super14, ma quello Stoner mi piace, poche chiacchiere e distintivo e molta sostanza.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Ne quid nimis blog


generated by sloganizer.net
Today's Birthday

Quote of the Day

Mother

- The Father Blog

Ne quid nimis - T



- The GrandFather Blog:

Ne quid nimis - T
Find 2005 archives here
Get This Widget