Ho molta stima e riconoscenza per l'ottimo Libertyfirst, un giovane ingegnere capace di divulgare temi, argomenti e testi fondamentali per la cultura liberale e liberista, che noi con poco tempo per informarci gradiamo moltissimo.
Ha solo un difetto il Nostro, anzi due; il primo e' che si deve'ssere fidanzato a Vienna tanto la ama - noi invece, concretissimi ingegneri vissuti nel Show me State del Missouri, siamo restii all'adesione totale a questo o a quell'impianto teoretico, per quanto convincente; il secondo invece passera' col tempo: e' giovane, per cui come a tutti i giovani capita di prender veementemente posizioni. A volte preconcette.
Ad esempio: Tremonti proprio non gli va giu'. Come del resto Reagan, a suo tempo.
Lo espone in un articolo nel mi querido Covo di Charlie, dove e' attiva una redazione economica di tutto rispetto - solo, come tutto il Giornaliettismo del resto, un po' troppo allineata per i miei gusti al correct di questi tempi (a destra o sinistra non cambia); avete presente quella una sorta di liberism-chic in voga da Rossi giu' giu' sino a Boeri passando per Giavazzi? Somos todos liberalleros, puo' oggi gridare persino Bersani, l'ex compagno presidente dell'Emilia quand'era Rossa per davvero. E il Covo di Charlie oime', conformisticamente s'adegua.
L'articolo in questione vorrebbe dimostrare che Tremonti ha torto - capirai la novita': (anche) nel considerare la speculazione finanziaria come causa principale dell'aumento dei prezzi delle materie prime e dei beni primari.
Poiche' sul tema la vedo esattamente come il Ministro, ma al contempo stimo il nostro giovin ingegnere da tempo eletto a mia fonte "nobile" di pensiero social-politico-economico, mi son detto "Bene! Elenchera' una serie di dati che confutano le tesi tremontiane. Utile, magari cambio idea".
Beh, nulla di tutto questo: sfortunatamente l'articolo e' meramente d'opinione non certo di dati che confutino l'altrui opinioni. Sorry, it's not enough.
Attenzione, non ci bastano risposte che si darebbero a un baluba qualsiasi che si metta a sbraitare sull'aumento del venti percento del costo dell'ombrellone, stracciandosi le vesti contro i commercianti "che se ne approfittano".
La scena del delitto qui e' diversa: abbiamo il prezzo del petrolio RADDOPPIATO in sei mesi.
C'e' chi al riguardo afferma, compulsando i sacri testi classici, che non sta succedendo nulla di nuovo e che e ' tutto sotto controllo; qualcun altro invece (Tremonti) scrive un libro fuori dagli schemi che propone analisi della situazione e proposte di soluzione criticabili forse (non certo da me); di sicuro e' l'unica elaborazione che sottolinei la DIVERSITA' della sitauzione attuale - in termini di velocita' e di masse (monetarie ed umane) in movimento - rispetto al Mondo descritto da Vienna nel secolo scorso. Liquidarla con una alzata di teoretica spalla, trovo sia quantomeno ... crociano (i due lettori di questo blog sanno: non e' un complimento).
Un dato non una opinione che da solo confuta le opinioni esposte nell'articolo e' la decisione dei Sauditi, i maggiori produttori al Mondo, di aumentare la produzione di greggio che ha di fatto avuto impatto NULLO sul suo prezzo.
Secondo la dottrina classica della domanda e dell'offerta, un annuncio di aumento della produzione avrebbe dovuto perlomeno calmierare gli aumenti; invece gnente. E allora si capisce che sotto c'e qualcosa di piu' che non (solo) l'aumento degli acquisti di India e Cina: o e' l'esaurimento delle scorte (ma allora come farebbe l'Arabia a aumentare il tiraggio?), oppure sarebbe come sostenere che gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono piu' fare, cioe' una comoda bufala.
Seconda considerazione: affermare che il mercato dei derivati sia intrinsecamente e inevitabilmente legato ai valori dei beni "reali" sottostanti, al punto che l'unica opzione per spezzare il legame sia di "far magazzino" come viene detto nell'articolo, e' affermazione valida al piu' fino al 1960.
A parte che il derivato per come e' fatto, risente amplificandole delle VARIAZIONI dei prezzi piu' che del loro valore assoluto, oggi, mi pare, esiste un mercato degli stessi. Cioe' questi possono esser scambiati esattamente come la carta moneta, i bonds o i beni stessi, a una velocita' infinita tra l'altro; rimanere col cerino in mano e' raro e catastrofico, vedi caso subprime, ma in ogni caso paga il parco buoi come nel mercato azionario.
Non e' solo questo il punto - l'indipendenza di fatto tra dinamiche dello strumento derivato e bene reale sottostante.
Gli e' che la massa di liquidita' in costante movimento mondiale, ampliata a dismisura dai derivati (che sono strumento che sfutta l'effetto leva, cioe' detto in soldoni, impegnando cento muovono diecimila), si e' dilatata al punto che non e' piu' controllabile. Tantomeno dalle dinamiche "reali" del bene fisico sottostante o dai Governi.
E non da oggi: siamo sufficientemente anziani da ricordare l'attacco speculativo alla lira pre-Euro lanciato in primis da tal Soros, che "vinse" qualche centinaia di fantastiliardi alle scommesse (si giocava allora sulla lira buttata fuori dallo Sme), senza che i milardi in valuta gettati al macero da uno stubborn Governatore della Banca d'Italia - tal Ciampi - facessero un baffo agli "scommettitori".
E allora di cosa stiamo parlando?
Un discorso possibile da farsi in contrasto a quanto sostiene Tremonti non e' certo sulla natura finanziaria e speculativa dei fenomeni sui prezzi dei beni primari in corso che pare poco contestabile, bensi' sul fatto che probabilmente non si puo' piu' parlare di "speculatori" singoli e individuabili.
La massa, la "bolla" di liquidita' in movimento frenetico e' talmente grossa che si muove oramai con logiche tutte sue, inarrestabili dal singolo e tantomeno dai Governi o dalle Banche Centrali.
Come una sorta di Terminator3 (quello di "metallo liquido"), si dirige senza trovare ostacoli alla velocita' di Internet dove gli conviene - nota bene: non piu' sui mercati azionari o sui bond di stato come negli anni '90, ma prediligendo le piu' redditizie "scommesse" sulle commodities - radendo al suolo i rapporti tra domanda e offerta; prima o poi, cresciuta ancora un po', annusa se c'e' qualche altro impiego piu' conveniente, decolla e si sposta.
Forse qualche singolo "speculatore" in tale mare sconfinato e' ancora identificabile, ha dimensioni infinitesime risapetto alla massa totale ma maggiori di tutti gli altri: sono i Fondi Sovrani.
E allora una prima risposta al dilemma del prezzo che raddoppia senza motivo "classico" forse la troviamo: dato che essi sono in mano ai Paesi Produttori ed Esportatori, dai forzieri ricolmi e non svuotabili di svalutati dollari, gli conviene menare la danza del rialzo dei prezzi per (piu' che) rifarsi delle perdite in valuta.
Ma qui, lo diciamo, siamo nel terreno della pura opinione identitaria e complottista. Speculativa, tanto per cambiare.
Comunque bottom line: sorry Libertyfirst, ma ancora una volta io sto con Tremonti, foss'anche solo perche', da autentico snob quale sono, sto dalla parte di chi viene trattato con molta sufficienza da certa intellighentsjia a la page, salvo poi ricredersi (persino Draghi ha ammmesso a denti stretti l'esistenza di speculazione dietro l'impennata dei prezzi).
Se non altro perche' per me Stato Minimo e' diverso da No Stato solo Mercato, che sarebbe opzione invero terrificante in un mondo "cinese" (by the way, per tornare all'incipit aussi tranchant dell'articolo, Cina che da tempo sta aiutando Mugabe).