Sta per iniziare l'ultimo mese di campagna per l'elezione del presidente più influente del Mondo. In order to stay posted, nemmeno lo dico di evitare con scrupolo le cronachette dalla stanza d'albergo dei "corrispondenti" del Mainstream Media nostrano. Qualcuno (non tutti) possiede un inglese sufficiente per leggere i giornali e ordinare la cena, ma so' i peggiori: leggono il NYT o il WP o il LAT, credono sia l'Oracolo e copiano. Cibo per cani. Ragion per cui ho provveduto ad aggiungere nella sidebar i link ai post giornalieri dedicati all'argomento di Casa Bianca 2008, sito dedicato di giovani vecchi amici, The Right Nation del gemello, Camillo (si, alla Catalano preferisco il biased dichiarato e competente rispetto all'ideologico mascherato e fanfurlone) e del Weekly Standard; in più ho aggiunto questo sinottico riassuntivo che si aggiorna con frequenza:
Già dalla distribuzione dei colori si nota bene una cosa: ammesso e non concesso rimanga così, sarà un bel governare per l'Ammnistrazione Obama. Azzardando un parallelo antropomorfo, essa pare estranea a corpo, gambe e braccia del Paese: il "problema" (dal nostro punto di vista ovviamente) si concentra nelle popolose ma pur sempre "ridotte" del NorthEast (la testa?), Chicago (gola e corde vocali?) e West Coast (il cu...o?). E' il vecchio concetto delle "avanguardie intellettuali guida delle masse"? Vèdarem.
M'era rimasta un bel po' di curiosita' sui recenti eventi in Georgia e Ossetia: dato il solito penoso livello delle informazioni che ci somministrano, costantemente intriso di pre-giudizi buonisti e pacifinti, come sono andate veramente le cose in quell'08-08-2008 alle porte di Tskhinvali, Ossezia del Sud? Di cosa s'e' trattato? La risposta l'ho trovata imbattendomi in questo dettagliato resoconto stilato da un blogger military oriented svedese. Va detto che l'autore legge il russo non (credo) il georgiano, per cui ci si puo' aspettare un minimo di bias filorusso nel resoconto - evidente ad esempio quando definisce "spartani" i 300 sud-ossetii rimasti a difendere il loro capoluogo dall'assalto georgiano. Ciononostante appare poco dubitabile che la prima, improvvida mossa offensiva sia stata non solo dissennatamente compiuta proprio dai georgiani, ma che ci fosse dietro anche un minimo di premeditazione. Il paragone che mi viene per descrivere l'errore da questi compiuto e' il seguente: come puo' un sano di mente partirsene a picchiare il fratellino minore del campione del mondo di extreme fighting, per giunta con costui li' vicino? Lo dico col cuore infranto, nonostante tutta la simpatia che provo per la piccola Nazione Georgiana, non solo per la sua adesione ai valori occidentali ma anche perche' rugbisticamente evoluta. L'ipotesi dell'autore svedese e' che i georgiani abbiano da un lato sottovalutato l'attenzione e la capacita' di reazione russa, come se questi ultimi fossero ancora impiantati nelle crisi degli anni '90, nonche' lo storico valore militare degli ossetii (descritti come la minoranza russa storicamente con piu' decorazioni in proporzione al numero di militari); dall'altro che i georgiani abbiano trascurato per insipenza la pianificazione tattica dell'operazione e sopravvalutato l'effetto sorpresa. Mi parrebbe un po' troppo ...
A parziale giustificazione dei georgiani va detto, e il post lo chiarisce, che 'sta Ossetia del Sud sulla carta appare un boccone facile. E' una specie di Val d'Ossola o di Val Camonica, sostanzialmente una strada tra le montagne geograficamente e politicamente georgiana, con meno di centomila abitanti etnicamente ossetii quindi russofili, aperta a sud da un passo tra il capoluogo e la citta' georgiana di Gori (che per la cronaca diede i natali a di un certo Josif Vissarionovic Dzhugashvili al secolo Stalin) e chiusa a nord dal tunnel di Roki che sbocca in North Ossetia (parte della Federazione Russa) perforando catene invalicabili (li' vicino svetta a oltre i 5600m l'Elbrus ). Il piano georgiano semplice semplice per approfittare del Mondo distratto dall'apertura delle Olimpiadi e riappropriarsi del controllo di una parte del territorio nazionale, sarebbe stato: aggirare a nord con le "truppe speciali" la parte popolata della valle per chiudere la strada del tunnel verso la Russia, nel frattempo a sud rastrellare a cannonate capoluogo e villaggi e mettere in 24, massimo 48 ore il mondo e i russi di fronte al fatto compiuto. Il risultato invece e' stato la catastrofe: l'esercito georgiano e' stato virtualmente annichilito in 48 ore, i russi hanno devastato le installazioni militari e civili di Gori e distrutto pressocche' tutto il materiale militare della repubblica caucasica; mentre gli Abkhazi - altra minoranza russofila sulla costa del Mar Nero - ne hanno approfittato per "ripulire" 11 villaggi in territorio georgiano tra la gola di Kodori - confine della provincia secessionista - e la citta' di Poti sul Mar Nero, nel frattempo bombardata dalla marina russa che "casualmente" s'era trattenuta nei dintorni dopo delle manovre.
L'autore non esprime la stessa opinione, ma il suo circostanziato resoconto ha rafforzato l'idea personale che me n'ero fatto: come spesso accade, che verita' e responsabilita' stanno nel mezzo. Con una sorta di circonvezione di incapace, credo che i russi abbiano abilmente lasciato i georgiani a illudersi di poter fare un figurone mondiale con un facile blitz, nel mentre loro allestivano un classico trappolone: "Prior to August 8 ...(the Russians) moved five battalions from the 19th Motor Rifle Division closer to the Russian entrance of the Rok Tunnel, and placed the remainder of the 58th Army on yellow alert". Sta di fatto che il collo nel cappio l'han infilato i georgiani. Sotto il profilo militare spero per loro si sia trattato di una operazione andata oltre le intenzioni; spero anche che gli alleati americani siano stati tenuti all'oscuro dell'iniziativa e ne sapessero quanto me. Non per politica o "perbenismo", ma per la stima che conservo nella loro capacita' di pianificare.
Qui sotto i video degli speech di Sarah Palin e del grande unico inimitabile Rudy Giuliani alla Convention Repubblicana.
In sintesi la ragazza offre una grande performance, togliendo subito il fiato per come sa andare dritta al sodo: le sue prime parole dopo tre minuti di applausi iniziali sono "accetto la candidatura a vicepresidente", e bookmakers e mainstream media vadano pure a scopare il mare assieme alle loro insinuazioni.
Elogia la figura di McCain, poi introduce la sua famiglia: toni solidi, gioiosi, senza scivolare nel patetico e soprattutto nelle auto-giustificazioni, punta a presentarsi come una che ha ne' piu' ne' meno le esperienze belle e brutte di tutti i genitori, successi e fallimenti non certo "errori" e "punizioni" stile Michelle Obama: per i figli solo unconditioned love.
Famiglia o meno, donna o meno: "I'm in America, every woman can walk the doors of opportunity".
Orgoliosa di essere cresciuta in una piccola cominita' e di far parte del "contado", presenta il suo curriculum e inizia a pungere Obama: il lavoro di small town Mayor che ha svolto per dieci anni e' quello di un "organizer" (l'unico mestiere fatto da Obama in vita sua e' stato il "Community Organizer", nds), solo con dirette concrete responsabilita'.
Citando l'esperienza di Governatrice dell'Alaska inizia a calare le sue credenziali: lo ha fatto da indipendente, senza guardare in faccia le lobby delle big oil companies e dei partiti, anzi riducendo le spese (ha messo su Ebay il jet riservato al Governatore) e ottenendo un surplus di bilancio.
Cita lo startup del maggior progetto infrastrutturale della storia degli Stati Uniti, una pipeline strategica da 40Billion dollar, e citando il triste destino dell'Europa succube del gas russo, espone la strategia energetica del ticket: drill now ma non solo, serve nucleare, carbone pulito, eolico, solare e tutto quello che puo' servire per non dipendere da nessuno.
Poi passa alle bordate contro Obama. La ragazza e' tosta e aggressiva: prima demolisce il concetto di bigger governmente e dell'increase taxes, poi congiunge inesperienza e inconsistenza Obamiane: "some candidate use change to promote their career, John McCain use his career to promote change".
All'America non serve un "organizer" insomma, uno impegnato in un "journey of personal discoveries", serve qualcuno che sappia prendere le decisioni giuste.
Si chiude con sei minuti di ovazioni e l'ingresso di McCain: "dind't we pick up the right vicepresident?".
Poco prima il grande Giuliani si riserva il compito di spiegare il senso di queste elezioni: la scelta nelle mani di ogni americano, non del mainstream media o delle stelle di Hollywood, e' tra un eroe, uno che tutti sanno essere in grado di fare il commander in chief e gestire crisi, "versus a gifted man from Ivy League", il cui l'unico lavoro (?! e ride) in vita e' stato fare il "community organizer" (what?!).
Sarah da sola ha piu' esperienza esecutiva che non Obama e quel vecchio politicante di Biden assieme. "E ci scusera' Obama se Sarah ha fatto le sue esperienze in posti non cosi' "flashy" come quelli che piacciono a lui".
"Una vita immerso nella Chicago political machine" dice ancora di Obama il Mayor of America: " dei suoi anni come senatore non si ricordano disegni di legge o attivita' significative; per piu' di cento volte ha votato ne' si ne' no bensì "present". Nemmeno sapevo si potesse! Gli do' un consiglio: la prossima volta che deve prendere una decisione, dia un colpo di telefono a John McCain".
La chiave scelta dal Gop e' chiara: noi siamo con la gente, col Paese, soprattutto con quello fuori dai grandi conlgomerati costieri; loro invece stanno coi politicanti di Washington (o peggio, di Chicago). Noi siamo quelli del fare, loro solo chiacchiere e distintivo.
La strada per battere la suggestione Obama e' lunga e tutta in salita, ma le scelte fatte sono le migliori che si potessero fare, e God bless America.