La notizia è che d'Alema lascia inopinatamente a piedi a Belgrado l'inviato de LaStampa, reo di lavorare per giornale ultimamente inviso.
Nessuna comprensione va riservata alle ripicche del Baffino, che pure passa per essere er mejo fico der bigoncio diesse-piddì (figurarsi gli altri!), ma non servirà alcun accanimento. Tanto ci penserà la stampa con la esse minuscola a farsi corporazione come solo essa sa fare: sputtaneranno ulteriormente il livido potentato, faranno leva sulla sua arroganza da primo della seconda classe, additando al pubblico spregio cotanta proterva vendicatività - ha osato sfogarsi contro di uno di loro, 'mo la paga.
Così facendo danno per scontato che i giornalisti debbano viaggiare a sbafo a spese della collettività. Stiamo infatti parlando di passaggi su aerei di Stato.
Quando vado all'estero per lavoro, l'azienda paga il biglietto e poi se lo "scarica" dalle spese; i giornali invece ogni tanto sono esentati, "scaricano" sulla gente. Gli aerei di Stato tanto son sempre mezzi vuoti, in fondo checcecosta? E il sacro ruolo dell'informazione dove lo mettiamo? (Un posticino ce l'avrei in mente, non provochiamo ...).
In realtà i politici dànno passaggi a sbafo - tanto a loro chejefrega - anche perchè gradiscono si sappia dove sono andati e chi hanno visto, amano essere raccontati con i particolari giusti, non certo da un frigido corrispondente straniero, molto meglio sia un presumibilmente compiaciuto portoghese, scarrozzato in giro senza biglietto; uno che sappia nel caso anche porgere con professionalità qualche domandina "spintanea" sulla situazione interna del Partito...
Si coltiva anche così quel perverso e osceno sessantanove continuato che intrattengono tra loro le due fronti della Casta: politici e giornalai, categorie più commiste che non magistratura giudicante e procure. Stessa faccia stessa razza.
Nel mentre rimugino 'ste cose sui biglietti, apprendo da una replica di "Sfide" che Mussolini - politico e giornalista - lo pagò di tasca sua il biglietto allo stadio di Roma per la finale dei mondiali di calcio del 1938, dove per la cronaca premiò la nazionale di Pozzo.
A scanso di equivoci, non sono preda di involuzioni nostalgiche; solo vien da pensare, chissà a quando risale l'ultimo biglietto di cinema o stadio pagato da d'Alema o da Mieli, o l'ultima volta che han rinunciato all'aereo di Stato per recarsi con parenti e amici all'imperdibile mostra del fagiolino della Saccisica.
'Sta Casta de mona - raza, faza - fanno proprio di tutto per farci pensare che dopotutto si stava meglio quando si stava peggio. Tu chiamala se vuoi, caro d'Alema, deriva anti-politica.
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3 commenti:
FASCISTA!!!
Danny, sai per caso se D'Alema avesse fatto il suo personale "in bocca al lupo" ai Cavaliers in vista delle finali contro San Antonio?
Fascista? No grazie, mai stato nemmeno An, figurarsi.
Anche da giovane ho resistito e non sono diventato missino, anche se ai miei tempi in una città "calda" come Padova non c'erano gran alternative per un anticomunista.
Mi han salvato la storia di famiglia (uno zio morto in guerra, un altro in campo di concentramento), Montanelli col suo Giornale, l'essere sempre stato pro-Liberatori (Usa).
Brett, pare che Baffino fosse ancora a Valencia quando ha telefonato a LeBron dicendogli "Facci sognare!" ;-)
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