Ogni scontro tra Sudafricani e Neozelandesi nel rugby è sempre una battaglia primitiva e senza riserve. Stavolta invece proprio "le riserve" hanno fatto la differenza.
A Durban, Natal, nella seconda attesissima partita del Tri-Nation gli All Blacks non al massimo del loro splendore recuperano 9 punti di svantaggio agli avversari di sempre, in 4 maledetti minuti tra il 65' e il 70', e chiudono la sfida 21 a 26. Qui una cronaca.
La partita era stata tatticamente in pugno ai Boks fino almeno al 50' : usi il piede e ti ricalcio in rimessa laterale dove domino; giochi fisico e ti stendo brutalmente fino a rubarti palla; apri ai trequarti e risalgo metri di campo con la rush defense.
I Blacks non brillantissimi di questo periodo, messi in seria difficoltà da tutto questo, si tengono a galla con mestiere e si rifanno sotto nel secondo tempo con grande volontà ma poca lucidità; sino ai terribili 5 minuti i Boks erano riusciti a a tener botta sia pur con qualche affanno. Poi blackout, Sudafricani stesi e più rialzati.
Cosa è successo allora in quell'ultimo quarto di partita?
Un crollo fisico dei sudafricani? Beh questa sarebbe veramente grossa; anche se il Sudafrica, pur con due soli neri in campo - black out pure nella formazione :-) , non è stato fisicamente veemente come la settimana precedente contro l'Australia.
L'indisciplina regolamentare e tecnica in alcuni Afrikaans come ai vecchi tempi? Buon indizio: 28 placcaggi mancati dai Boks contro 8 e 4 calci regalati a Carter nel primo tempo (due trasformati) contro due, hanno consentito ai Blacks di tenersi a galla nel periodo di maggior predominio dei padroni di casa.
Però la vera chiave dei cinque minuti di crollo dei Boks e della incapacità successiva di reagire è stata a mio avviso un'altra: la sfida tra allenatori nei cambi.
I cambi sono un elemento tattico oramai fondamentale nel rugby d'alto livello: al suono del 60' le linee logorate vanno sostituite, pena il crollo fisico. Vanno fatte scelte oculate, adeguandosi alle evidenze emerse in campo.
L' inserimento di un poco disciplinato Wannenburg al posto del combattivo Skinsted, annullatore di un certo McCaw in terza linea causa il primo campanello d'allarme, ma la sua subitanea espulsione costa ai Boks solo 3 punti, peraltro subito recuperati anche se al prezzo di tantissime energie.
La mossa veramente sbagliata di White è piuttosto Steyn all'apertura al posto di Butch James, il miglior Boks in campo. Contava probabilmente sui suoi lunghi calci per ricacciare indietro i Blacks, ma il giovanissimo talento non ne fa una di giusta e dopo una serie di imbarazzanti mis-handling e distrazioni, il primo calcio lungo lo mette in bocca a Soiialo - migliore in campo - che parte in slalom provocando la meta chiave della partita del solito McCaw - sempre più guastatore, stavolta anche un po' "in incognito".
Inesperienza, emozione? Mah, secondo me Steyn è un ragazzo tutto istinto sopraffino ma da sgrezzare, e tanta sregolatezza tattica; l'unica cosa invece che devi mantenere a tutti i costi quando giochi contro i marpioni della Galassia è la consistenza e la lucidità. Non ne faccio una colpa al gioiellino ma al suo allenatore: fosse stato schierato estremo o ala, secondo me sarebbe potuta finire in altro modo.
L'allenatore dalla felce invece con gli ingressi di Keven Mealamu, Ross Filipo, Luke McAlister and Leon MacDonald, risistema ogni singolo reparto di pertinenza.
Tant'è, come detto anche la tattica dei cambi oramai è un elemento fondamentale del gioco; onore allora agli All Blacks che battono i Boks 4 volte negli ultimi 5 scontri, dimostrando che classe ed esperienza non sono acqua, anche in tempi in cui l'acqua sembra aver bagnato fino alla ruggine certi automatismi d'attacco, sino a pochi mesi fa (tournèe in Europa) dati per scontati tra i Maori.
I neozelandesi si sono definitivamente auto-attribuiti la impegnativa corona di favoriti al mondiale di settembre in Francia. Per gli Springboks, lievemente affaticati e distratti (persino in mischia e rimessa laterale, assente capitan Jon Smith), qualcosa su cui meditare: è stato un buon test di un piano tattico perfetto, eseguito però solo per tre quarti del tempo.
Chiudiamo con la solita nota di colore ma non troppo. Ritorniamo alla Haka: il pubblico africano bianco di Durban sommerge il sonoro degli All Blacks, rendendo irrilevante l'esibizione della Kapa'o Pango riveduta e "corretta". Le facce degli Afrikaans in campo sono tutto un programma: il ghigno di Bekkies Botha, la compassione di Matfield, la maschera indifferente di Os du Randt.
No kiddin' raga., non è una posa boriosa, una risposta trista alla più famosa delle sfide sportive a viso aperto.
Stiamo parlando infatti dei figli dei figli dei Voortrekkers, genti che ai primi dell'Ottocento dopo cento anni di Afrika, stanchi di essere trattati come negri dagli inglesi - i sudditi di Sua Maestà non sono razzisti: per loro so' tutti ugualmente inferiori - migrarono in massa, e fu l'epico Groot Trek.
Carovane con donne bimbi e bestiame che si addentravano in territori dove avrebbero fatto i conti non con duecento predoni Cheyenne o duemila Apache, bensì in casa di duecentomila guerrieri Zulu. Potendo contare esclusivamente sui loro fucili, nessun Settimo Cavalleggeri di Sua Maestà previsto in soccorso, anzi.
L'apice avvenne nel 1838 in riva al fiume Ncome ("Bloody River"), dove 470 Boeri guidati da Andries Pretorius - cui è dedicata la Capitale - sconfissero 10.000 Zulu di capo Dingane (parente dell'ala degli Sharks?), il massacratore di 500 Boeri guidati dal leaderPiet Retief con cui avevano appena stipulato un trattato. Gli stessi Zulu inflissero pochi anni dopo agli inglesi la peggior disfatta di tutta la loro storia coloniale a Isandlwana, 1879, giusto per capire che non parliamo di mammolette.
Questi tostissimi uomini degli Altipiani arrrivarono, tra il 1901 e il 1903, a sfidare in nome della libertà persino la tribù più spietata, selvaggia e potente del mondo, gli inglesi, che per averla vinta dovettero inaugurare laggiù tutto il male del Novecento, dalla mitragliatrice alle trincee ai campi di concentramento alla guerra batteriologica.
Senza nulla togliere ai cowboy nè ai Maori insomma, gli Afrikaans hanno visto e combattuto e digerito fin nei cromosomi facce ben più aggressive. Il loro non farsi impressionare dalla Haka non è una posa, credete.
Site Pages: Home Windows of the World Multimedia Playground
14 commenti:
Non si impressionano. Poi però perdono. Su Steyn hai perfettamente ragione, è un po' l'equivalente di Rokococo ( come diavolo si scrive): è stato il primo All Blacks a cascare nella trappola di trovarsi solo e di puntare l'uomo rischiando di rimanere isolato e di perdere palla. Sono ragazzi.
"Le battaglie si vincono, siempre" (el Che)
Per il solo fatto di giocarsela fino in fondo. Come gli Afrikaans.
;-)
A proposito, grazie per la parentesi storica. Dopo dicono che il rugby è uno sport bruto. Ti insegna un sacco di cose.
Grazie Brett, I appreciate.
Gli è che anch'io sono, a modo mio, un romantico conservatore ;-)
Guarda che ho il copyright sulla mia scrivania...
Che malfidato ..
dopotutto sei Brett, quello del duo della tribù from perfida Albione...
;-)
Parla lui, cresciuta nella parte proletaria di quella ex colonia comprata dagli olandesi. Guarda caso parenti dei boeri. Tutto torna :)
..la città del Mayor of America intendi? si si, proprio lì; tu rimani pure tra le brughiere, mentre figli di galeotti spediti dall'altra parte del mondo ti tosano le pecore ...
:-)
Se non era per noi, mica ci andavate dall'altra parte dell'Atlantico ad esportare i valori che noi vi abbiamo insegnato! ;)
Seee .. e i Legionari romani allora dove li lasciamo? Lungo il Vallo Adriano?
Due volte c'è toccato attraversar l'Atlantico per venirvi a salvare .. lassamo stà, vah ..
;-)
E tal là... Prima fa l'elogio della diversity, poi 'sto mmericano tira di nuovo in ballo i romani. Danny: se tanto ci tieni al tuo paese, perché sei sempre a Londra (a casa mia) a scroccare scotch e macchine? ;)
... almeno ci ripaghiate a colpi di scotch di tutta la pasiensa portata da Patton con Monty ...
Persino le foto satellitari della flotta argentina ci è toccato passarvi sottobanco, tsk ... :-)
Intanto Monty ha fatto il suo onesto lavoro contro la volpe del deserto ad El Alamein. Grilli talpa i nostri che saltavano sotto i panzer tedeschi!
(Eh sì, citazione rubata al grande Vittorio che ricordava i nostri della Folgore che fecero lo stesso nell'epica battaglia egiziana)
.. il generale 10 a 1, tzè...
Non erano grilli talpa comunque, si chiamavano "Desert Rats".
Posta un commento