Il duce Uòlter ha giurato "sostegno leale" al Romano Sovrintendente, sopra le spade dei 2850 valvassini Piddì schierati a convegno costituente a Rho alle porte di Legnano.
Come volevasi dimostrare, in barba alle speranze di tre quarti della plebe nonchè alla lucidità d'analisi di scribi, farisei e sepolcri imbiancati vari, tutti a suggerire la convenienza per il duce stesso ad andare subito alle elezioni.
Sceso dai Colli Fatali (senza mollarli per la verità) per salvare l'unità dell'Imperio e la Casta dall'eresia antipolitica, il Nostro non è un avventuriero "o la va o la spacca" nè uno sprovveduto, sa di necessitare innanzitutto di tempo. Nessuna battaglia può essere combattuta senza eserciti: deve trasformare i suoi 2850 "prodi" (!) in fedelissimi efficaci efficienti, cui affidare il takeover di feudi millenari e monasteri fortificati.
Al fine di guadagnare il tempo che gli serve, sa di non potersi rilassare sopra le untuose e interessate profferte di stima del Soprintendente Romano, nè sulla popolarità del Governo tra le truppe Senatoriali. Sa però di poter contare anche nel caso peggiore su complicità e convergenze decisive, come quella del Capodellostato.
Potrà agitare come scuse lo spettro della Lex Electoralis, la proccupazione del Sacro Europeo Impero per la Lex de Finantiis; vellicherà inoltre gli insaziabili appetiti di qualche signore Guelfo contrapposto, inviandogli ambasciatori con damaschi, broccati e vacue promesse di sistema elettorale germanico.
Ovviamente il piano delle dichiarazioni formali va separato da quello delle intenzioni.
A maggior ragione se il "giuramento" arriva da un capitano tipicamente italico da 35 anni alla ventura politicante. Uòlter è infatti un ghibellino tra ghibellini "ma anche" guelfo, un Riformato "ma anche" un papista, come il re Sole capacissimo d'inviare cannoni al Califfo per assediare Vienna; un lirico Nerone con la cetra a cantare l'immondizia fumante sotto il tappeto su cui la Città Eterna fluttua, un "flaccido imbroglione" come se non bastasse fattosi pure "cinico", a sentire i suoi sodali. Una autentica, machiavellica figura da facondo Principe medievale insomma.
Il giuramento di Rho c'è stato, significa che il duce del Piddì assisterà al confliggere testardo del Sovrintendente Romano senza pugnalarlo alle spalle nel momento di difficoltà; su questo l'annaspante Soprintendente può contare, ma non per sempre.
Gli obiettivi dei due personaggi sono nettamente distinti: Romano rivendica la necessità per il suo, "il vostro" (sottolinea) Governo di regnare sino al 2011, e avanza in cambio la promessa a tale data di prendere i voti e ritirarsi a vita contemplativa. Il duce Uòlter dal canto suo incassa ma non s'impicca a scadenze; tutto quello che gli serve è guadagnar il tempo, giusto per strutturare il suo potere feudale e poter lanciare il Romano verso la disfatta, incolpandolo e quindi mettendolo a morte: Europee 2009?
Da subito inoltre il duce del Piddì mena "leali" fendenti, non tanto contro le tracotanti forze Guelfe alle porte, ma proprio addosso al Sovrintendente e ai suoi ministri: moralità, meno apparati, metà donne, finitela di litigare e ambire solo alla visibilità in processione, rispondete una buona volta ai bisogni di sicurezza e infrastrutture, basta con questa attitudine prona nei confronti delle esose richieste dei Socii ai confini etc.etc. Bòtte banalmente dure e dovute, ma senza pietà.
E' chiara direi la volontà di sfruttare la magnifica condizione di essere contemporaneamente Instrumentum Regnii ma anche predatore, Governo "ma anche" Opposizione, dentro "ma anche" fuori, come Ghino di Tacco appolaiato nella inattaccabile rocca a depredare chiunque passi nella valle sottostante.
Noi umili cronisti di questi tempi tristi e cupi possiamo solo limitarci a interpetare le parole e gli eventi, segni di segni talora imperscrutabili; a differenza di altri però, non compiremo l'errore di confondere i sogni con la realtà: sperare per il meglio ma pianificare con realismo, senza "occhiali rosa". Rinserrate i ranghi, affilate le spade, mettete donne e bambini al sicuro, perchè la lotta sarà ancora lunga spietata e ricca di colpi di scena.
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