Fedele all'insegna-motto ne quid nimis, sono per costituzione restìo a mettere in piazza i fatti miei e a "trombonare" all'italiana (" Io sono Paolo Bo-no-lis, glielo dica anche lei ...").
Pur senza tradire questa vocazione all' understatement, stavolta celebro una impresa in cui c'è anche un filino di storia, contributo e orgoglio personale. Mi riferisco alla conquista della finale di Louis Vuitton Cup da parte di Luna Rossa a Valencia.
Li conosco bene sin dal 2000 per motivi professionali, fui spesso ospite della prima base a Punta Ala, alcuni ex colleghi sono rimasti nel team progettuale. Ci uscii anche, ai tempi, con Luna Rossa (in mare beninteso), fu una delle esperienze più "estreme" della mia vita, no kiddin': scomodissima, faceva freddo, vele enormi e rigide quasi come la lamiera, l'albero talmente alto che non ti capaciti come faccia la barca a non scuffiare ogni volta che si inclina; l'equipaggio che lavora da schiavi, come galeotti in una galera veneziana del Cinquecento.
Bando ai ricordi dei bei tempi andati, torniamo all'evento. Le semifinali contro Bmw Oracle hanno raccontato la netta superiorità di barca ed equipaggio italiani, passati primi a tutte le boe delle sei regate, partenze incluse, tranne l'arrivo di gara 2.
In particolare me la rivedo pure in sogno la partenza di gara 4, autentica lezione di match race impartita dal poco più che ventenne australiano James Spithill allo scafatissimo Chris Dixon; merito non solo suo, non solo del pozzetto dove spicca Torben Grael "l'eresiarca tattico" (rispetto alle regole del match race classico), ma di tutto l'equipaggio che esegue alla perfezione, dei validi rincalzi sparring partner che li esercitano e mantengono alta la concentrazione, dell'organizzazione poco "italiana" (zero improvvisazione e molto metodo) e dei progettisti che hanno sviluppato il mezzo alla grande.
La strada per tornare ad essere quelli del 2000, i Challenger designati per l'America's Cup, è ancora lunga, ma è giusto celebrare una vittoria larga e imprevista, quindi ancor più bella, contro il Sindacato del poco solare e ricchissimo tycoon del software applicativo, l'antitesi in tutto e per tutto di Bill Gates.
Larry Ellison aveva presentato la prima sfida Usa- Oracle nella precedente edizione del 2003 ad Auckland, guadagnandosi la finale dei Challenger contro la svizzera Alinghi di Bertarelli che avrebbe vinto, strappando poi la Coppa America al Defender neozelandese per riportarla in Europa, prima volta dal 1851.
Ora l'obiettivo di Ellison era di prendersi subito la rivincita contro Alinghi per portare la Coppa America in Patria, lì dov'era rimasta per più di cento anni; ragion per cui battere 'sti italiani doveva essere un no brainer (trad.: 'na roba che fai senza impegnartici troppo).
La storia stessa di Luna Rossa gli avrebbe chiarito che in queste cose, a parte l'ingente quantità di risorse da investire, serve un approccio meno "assertivo". Infatti il Sindacato italiano al suo debutto nel 2000 arrivò più avanti di Oracle, vinse la LV Cup, come aveva fatto il Moro di Venezia di Raoul Gardini e Paul Cayard nel '92, e come il Moro perse poi la finale di Coppa America. Alla sfida successiva del 2003, affrontata con meno umiltà e più pressione, Luna Rossa non cavò un ragno dal buco, come questa volta Orcle (Oracle senza la prima e, l'Orca). Adesso non vorrei essere il Country Manager della filiale italiana di Oracle e trovarmi sotto target nei prossimi mesi ... capacissimo che ci mette uno spagnolo al suo posto ;-)
Lezione chiara e forte, ogni battaglia fa storia a sè; se guardi avanti o indietro invece di concentrarti sull'adesso e sul qui, rischi grosso anche se sulla carta sei il più forte, capì Milan?
Quello che mi resta, a parte un po' di gadget e foto, tanti bei ricordi e un buon rapporto con alcuni ancora on board come Michele Andrea e Stefano, è la sensazione che non sarà per niente facile, ma che stavolta abbiano la chimica e la serena consapevolezza per tornare ad essere essere quelli che furono, e forse chi lo sa, anche meglio. Si sto pensando a Luna Rossa ... ma anche ai Rosso-neri ....
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4 commenti:
Spithill è davvero un mastino, ha tenuto il profilo basso, ma contro Oracle ha fatto vedere che razza di squalo bianco è in realtà... Credo che anche i Kiwi siano preoccupati.... Ma con Alinghi come la vedi? mi è giunta voce secondo cui hanno speso talmente tanti soldi a valencia per organizzare tutto che "almeno un'altra" la devono fare lì... tu che dici?
Dico che gli Aringhi sembrano i più forti, ma proprio Luna ha dimostrato che i valori precedentemente fissati non contano più molto. Poi tra il dire e il fare c'è di mezzo .. il mare.
Valencia vorrebbe la prossima?
Mmm .. a parte che anche Auckland avrebbe voluto tenersi la coppa nel 2003 ma ... c'è di mezzo il mare, pure se ri-vincesse Alinghi, mica è detto.
Bertarelli è un gran furbacchione: lui non paga e non si fa vincolare, la sede come stavolta andrà al miglior offerente (inteso come il più affidabile e "pronto"), in un ristretto novero di città di mare europee eleggibili; ecco perchè il Berlusca ha potuto dichiarare senza essere impazzito che, indipendentemente da chi vincerà, la prossima America's Cup "farà di tutto perchè si faccia in Italia". Sicilia fedele al CDx, preparati ... :-0
Tornando al una Rossa, prima di Alinghi ci aspettano comunque i neozelandesi, e già lì si parrà la nostra nobilitade ..
mangiato la coppa .... di gelato, ieri sera? e adesso chi li sente quelli che "i campioni siamo noi" ma la coppa con le orecchie la guardano solo passare a casa degli altri?
un caro saluto!
Ho goduto come il famoso purcello di scugliera di eccezziunale veramente!! :-D
Un abbraccio al gabbiano! :-)
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