Finale del Super14 di rugby a Durban - Natal, tra Bulls di Pretoria e Sharks locali. Stavolta interessa meno il commento (qui ne trovate uno comunque migliore del mio: è di Dan Retief..), tra l'altro le finali sono spesso partite un po' "contratte" e questa non ha fatto eccezione.
Preme piuttosto sottolineare come l'esito di questa intensissima partita certifichi uno dei fattori cruciali (anche) nello sport ... no, non è il Fattore C, la fortuna; chiamatelo resilience, character, cuore ...o palle; nell'America dei Pros' il concetto è sintetizzato così: "My Faith is strong and I'll make you believe".
Grande l'equilibrio a Durban tra i numero uno della regular season australe, gli Sharks, e i Bulls vincitori da cinque anni in fila della Currie Cup, il campionato sudafricano (l'ultimo in coabitazione con i Cheetas di Bloemfontein). Sono in campo i migliori avanti del mondo, ottimi mediani, ali fisiche e razzenti, centri giovani e tosti.
Il risultato rimane in bilico per gran parte della partita, 14-13 a metà del secondo tempo; poi quello che pare il morso letale degli Squali di casa: una meta del pacchetto di mischia a due minuti dalla fine, significa sei punti di vantaggio.
Finita? Non per i Tori Afrikaner: nonostante siano stati sfidati e a tratti superati proprio nei loro punti di forza riconosciuti (fisicità nel contrasto, mischia chiusa, verticalizzazioni), non hanno mai smesso di crederci; mentre per gli avversari quella palla ovale inizia a scottare maledettamente, nel tempo che rimane emerge il belief. Brian Habana infine s'invola letteralmente in meta, a concludere una azione tanto corale quanto apparentemente disperata.
La partita finisce 20 a 19 e il Trofeo per i Campioni dell'Emisfero Sud, cioè per la squadra più forte del mondo, ascende negli Altipiani della Tribù Bianca, cosa che per il Vostro, già esaltato dalla finale tutta sudafricana, è addirittura commovente. L'apoteosi alla fine, quando i Bulls tutti assieme si inginocchiano in cerchio a centrocampo, riuniti in preghiera di ringraziamento. Fede orgoglio e i segni dello scontro sui corpi a legittimare la gioia.
(in foto: la gioia del "Troll", al secolo Gurthro Steenkamp).
Inciso per calciofili: la squadra migliore nella Regular Season del Super14 erano stati gli Sharks, ma i Bulls hanno battuto nella semifinale prima i Crusaders campioni uscenti, poi questi. Per dire non solo che il loro titolo è crudele ma meritato, non solo che una fase eliminatoria all'italiana seguita da playoff è la formula che tutti gli sport veri senza eccezione adottano in tutto il mondo Italia compresa, ma che a mio avviso sarebbe ora che anche il calcio nazionale iniziasse ad assomigliare a uno sport serio, almeno nella formula. In parole povere: SI ai playoff per assegnare lo scudetto anche nel calcio, si premierebbe non solo tecnica e calcolo ma anche spettacolo, cuore e palle .
Torniamo a noi: la stessa cosa successa ai Bulls, mutatis mutandis, avviene lo stesso giorno in un altro continente, guarda caso nel medesimo sport. Pure peggio se possibile: alla finale scudetto di rugby a Monza tra Viadana e Treviso il risultato a cinque minuti dalla fine non è in equilibrio, è 18 a 6 per Viadana.
Anche il Benetton ci crede e non molla, 17 finali in vent'anni di playoff non passano come niente fosse; raggiungono il 18 pari alla fine del tempo regolamentare grazie soprattutto guarda caso a due sudafricani, Goosen e Wetzen. E' la prima finale della storia del rugby nazionale assegnata ai supplementari e alla fine prevarrà il Benetton per 28 a 24. L'anno scorso capitò lo stesso in Sudafrica, lo scudetto fu assegnato ex aequo a Bulls e Cheetas ai supplementari (da noi in caso di parità si vagheggiava di improbabili calci ..).
Per dare alle società della Marca sponsorizzate e organizzate Benetton il giusto tributo, va sottolineato come un paio di giorni prima la Sisley si fosse aggiudicata lo scudetto del volley contro Piacenza, sempre dalla "Bassa" come Viadana.
Si tratta dell'ottavo "bis" trevigiano in 15 anni: duplice scudetto nello stesso anno in basket, volley o rugby; pochi lo sottolineano, del resto noi vèneti badiamo al sodo e non ce la tiriamo mai troppo (ne quid nimis..). Di "tris" quest'anno invece non se ne parla: per una storia di illeciti tesseramenti la Benetton Basket è stata penalizzata di una dozzina di punti e salta i playoff (ndr: l'unico "tris" della storia, non solo del Benetton credo, avvenne nel 2003).
La duplice storia "never give up" qui narrata conferma che (anche) nello sport "il cuore" - o Fede - conta un sacco. Già che quasi ci siamo, okkio Milan, il Liverpool trasuda strong Faith da tutti i pori; per questo è squadra gemellata e va rispettata "senza tregua", ancor più di altre...
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6 commenti:
No go quasi gnente da dir...
Se no che go anca el difeto de èsar milanista: quindi, ocio Milan!
"Difeto" condiviso da quasi tute 'e persone sveje e equi£ibrae
:-D
Ma che faith: è stata sfiga pure a Monza. Sarà perché son bassaiolo...
Anca mi so' dea Bassa, Brett .. però a Nordest de l'Adese (Adige in italiano) :-D
Nella nostra terra da questo punto di vista siamo un po' calvinisti: la sconfitta è sconfitta, cercar giustificazioni, scusanti o auto indulgenze non cambia il fatto che si è perso.
Anzi, compromette la possibilità di capire i veri motivi della sconfitta e crescere; perchè i vincenti non sono quelli che non perdono mai ma quelli che imparano dalla proprie sconfitte.
Oh mamma che deriva assertiva e seriosa che ci siam presi oggi, proprio da vecchi barbogi ... ;-)
Ma in effetti il rugby è una cosa seria.
quello che stavo cercando, grazie
imparato molto
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