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Divagazioni sulla diversity

... se lo merita soprattutto la Scozia, un risultato elettorale che dia finalmente credito alla propria diversità.
. .. E quindi va bene così:.. forse ha vinto il paese cui mi sono votato. Un paese verde e sperduto. Troppo spesso perso. Proteso all'infinito. ... C'è talmente tanta terra che non c'entrano le persone. E' in questo vuoto che l'Impero ha imparato la propria vocazione coloniale. Gli infiniti del nuovo mondo, l'America, l'Africa, l'Australia, l'India, dove questo piccolo popolo ha portato la civiltà, sono la riproduzione in scala della Scozia. Non potevano certo prendersi paura dell'oceano e del vuoto all'orizzonte, questi protestanti coraggiosi cresciuti all'ombra delle Highlands.
Warning: si può arguire facilmente dalla frase citata, questo post parla di diversity tra Gruppi e Popoli e non riguarda lesbiche e omosessuali.
Volevo commentare compiutamente questo splendido post del Coopetitor: lo trovo una profonda comprensione, una lirica esternazione del diritto di ogni popolo ad auto-preservare la propria diversity, diritto che a mio avviso viene prima di quelli delle masse e udite udite, anche di quelli dell'individuo.
D'altro canto la sensibilità moderna ha colto l'importanza di preservare la diversity ecologica, considerandola giustamente la vera ricchezza del Pianeta; un po' alla volta si arriverà a considerare decisivo anche il preservare e valorizzare le diversity umane, senza limitarsi alle tribù del Papua o dell'Amazzonia perchè fa tanto fine e non impegna.
Sulla scorta delle conclusioni scientifiche di Ernst Mayr, biologo degli anni '30 e '40, Nullo generalizza e sintetizza così il senso delle riflessioni sorte tra le Highlands: la specie come comunità riproduttiva invece che come insieme di somiglianze.
L'argomento è interessante per me per Nullo e forse per altri tre; ne approfitto per stendere alcune divagazioni sul tema, in poderosa evoluzione grazie al recente decollo della paleo-genetica.

Tanto per cominciare, "specie" è termine tecnico della biologia, identifica una popolazione capace di riprodursi al suo interno (inbreeding) ma non all'esterno (interbreeding), sia pur con popolazioni molto simili.
Ovviamente gli scozzesi non sono una "specie"; non lo sono neppure i Koisan del Kalahari o gli aborigeni australiani, per citare due gruppi umani tra i più "diversi" da tutti gli altri.
L'Umanità intera è infatti rimasta una singola specie, tutti gli individui (di sesso opposto) possono potenzialmente riprodursi con tutti, nonostante l'abnorme numero di Umani al mondo.
Questo rappresenta un paradosso del darwinismo classico: la teoria si basa
su un "motore" - il processo selettivo naturale - che è statistico, per cui le diversificazioni e quindi la probabilità di generare nuove specie dovrebbero crescere all'aumentare della popolazione.
Il processo selettivo è anche continuo, dovrebbe generare quindi un continuum di individui lievemente diversi tra loro e molto diversi alle estremità della catena; invece si osserva in natura che l'evoluzione produce specie ben distinte e non "anelli di congiunzione".
Tale paradosso darwiniano
resistette inspiegato (fase "normal science" secondo la definizione di Thomas Kuhn?) sino agli anni '40, quando il biologo-etologo tedesco Ernst Mayr teorizzò come si fòrmino le specie. Quando una popolazione rimane separata dal suo gruppo originario, spiega Mayr, progressivamente evolve tratti e caratteristiche che portano le due popolazioni, quella separata e quella originaria, a diversificarsi sino al punto di non essere più reciprocamente feconde. E' l'isolamento insomma a generare nuove specie, il cui proliferare - "speciation", non quello del singolo individuo mutante, è causa del continuo progresso evolutivo.
Prima, importante considerazione: la specie non l'individuo è oggetto della selezione e quindi protagonista e "finalità" della lotta per sopravvivere ...

Torniamo agli umani; oggi sappiamo che "Adamo" (il progenitore comune, o meglio il clan parentale il cui patrimonio genetico è la base di quello di tutta l'Umanità vivente) risale a circa 70.000 anni fa; parte di quel clan (poche dozzine di individui) uscì dall'Africa raggiungendo l'Australia via Arabia-India-Indocina circa 50.000 anni orsono. Una successiva fuoriuscita dall'Africa via Medio oriente colonizzò l'Asia Centrale, per raggiungere poi la Cina l'Europa e ancora più tardi (10-15.000 anni fa) Americhe e Polinesia.
Numerosi probabilmente furono gli incontri e le sovrapposizioni tra queste popolazioni nomadi di cacciatori-raccoglitori, anche prima delle migrazioni e invasioni delle epoche storiche successive; rimane da spiegare il fatto che le 1.500 e forse più generazioni di Australiani - i più a lungo isolati di tutti - succedutesi prima dell'arrivo degli europei laggiù, non siano stati sufficienti a renderli "specie" a sè ...
Si sa infatti che anche tra gli umani qualche migliaio di anni cioè qualche centinaio di generazioni sono sufficienti per "radicare" i cambiamenti genetici, che continuano a tutt'oggi.

La mia personale ipotesi è che aldilà dell'isolamento, un fattore precipuamente umano, la cultura, abbia giocato un ruolo importante nella "conservazione" della Specie durante l' isolamento. Il fattore culturale ha il medesimo ruolo ("conservatore") anche in fase di incontro con altre popolazioni - fatto che almeno in Europa avviene ininterrottamente da quando ci siamo arrivati, c'erano già i Neanderthal prima di noi. In tale contesto di incontro (e perchennò di scontro) di culture, la "conservazione" preserva non l'Unità di Specie ma quella del Gruppo e quindi la sua Diversità.
Una delle "carte" culturali che scendono in campo sin dagli albori dell'Umanità è l'obiquo tabù dell'incesto, nelle sue diversissime estensioni; il suo effetto è infatti stimolare lo scambio (o il ratto) di donne tra clan diversi, senza necessariamente riunirli o fonderli culturalmente.
Secondo Claude Levi Strauss quel tabù è addirittura LA struttura fondante dei clan parentali e quindi delle Società; in ogni caso esso spiega bene la funzione della cultura, al contempo stimolo per uscire dall'isolamento e struttura "conservatrice" della diversity.
Preservare la diversità: è stupefacente notare ad esempio che, nonostante le invasioni le migrazioni e quant'altro, si stimi oggi su base genetica che l'80% della popolazione britannica discenda dagli abitanti Paleolitici di tali aree; alla faccia dei Romani dei Vichinghi e di tutti i barbari del mondo!
E' come cioè se esistessero dei sottili ma potenti meccanismi culturali che rafforzano quelli statistici (le masse contrapposte ai pochi "estranei") e spingano al "riassorbimento" del diverso nel tempo, da un punto di vista e culturale e pure fisiognomico.
Il che, badate bene, non vuol mai dire chiusura totale o rifiuto dell'incontro con "l'altro"; l'agricoltura ad esempio arrivò in Europa da sudest SENZA essere accompagnata da poderose migrazioni, come erroneamente si credeva sino a pochi anni fa: dev'essere arrivata per via culturale, tramite scambi, o forse rubata, oppure portata da pochi "champions" assorbiti dalle popolazioni preesistenti.
Pensiamo ora a Woopy Goldberg: ha scoperto dall'esame del genoma che un suo bis bis nonno era un bianco, come del resto almeno il 30% degli afroamericani; lo immaginereste mai vedendola? Evidentemente i figli mulatti "ancillari" di quel piantatore schiavista si unirono successivamente a neri del loro ambiente e dopo qualche generazione "il diverso" era stato "riassorbito" e "normalizzato". Stessa identica cosa per cromosomi "black" identificati tra britannici "white".
D'altro canto, cosa è l'invenzione alto-medievale della "nobiltà", se non il tentativo - fallito - di preservare il sangue e l'identità valoriale dei popoli germanici, immersi nell'oceano numericamente prevalente dei popoli preesistenti conquistati?
Raccontavo tempo fa del mito NeoGlobal (ci sono anche questi, sovente coincidono con i NoGlobal) di una Umanità omogeneizzata, priva di razze e culture se non social-democratiche, in cui si passi dal multiculturalismo alla "Tigerwoods-izzazione". Peccato che il figlio stesso di Tiger che nascerà tra poco smentisca tale assunto, per i medesimi motivi per i quali Woopy "sembra" il prototipo della nera al 120% : a valutare il "gene pool" dei genitori, più che al padre probabilmente somiglierà alla madre ...
Invece che di "comunità riproduttiva" parlerei di "comunità culturale", che non fa "Specie" nel senso teorico del temine, ma differenzia la gente sulla base di valori molto importanti, da preservare attraverso le generazioni (quella strana, preziosissima e insostituibile roba che si chiama Identità, chiedere agli abitanti delle Outer Island in caso di dubbio ).
In conclusione, l'isolamento per l'Uomo è stato scardinato sin dagli albori dalle sue comuni basi culturali irrequiete, fatte di tabù (incesto) e di ricerca di opportunità migliori; a causa di questo i popoli fanno da sempre interbreeding, cioè si vanno a cercare il "mate" riproduttivo lontano, e questo gli ha impedito di "speciarsi" ulteriormente; la medesima spinta culturale irrequieta ma "conservatrice" ha consentito al contempo di preservare le diversity umane, culturali e fisiche, sino all'era della Globalizzazione.
E a farcele trovare ancora oggi, speriamo a lungo esattamente come le megattere; per poter gustare ancora gli altri angoli di Umanità delle Outer Isles e delle Highlands descritti da Nullo.

Grazie per l'opportunità.

9 commenti:

nullo ha detto...

sara' l'ora tarda, abr, ma mi son commosso.

peccato che ernst mayr, che ha vissuto piu' di cent'anni, non sia qui per leggerti

qualche commento sparso: la filosofia della scienza a te tanto cara ha usato lo stesso concetto di isolamento per parlare di sviluppo e morte (o forse dovrei dire rinnovamento) delle teorie scientifiche, e quindi, inevitabilmente, di verita' scientifica.

in italia hanno tradotto un libro di Kuhn a riguardo... il titolo non lo ricordo. edizioni cortina.

poi, come fai notare tu, quando si tratta di diversita' ed identita', il terzomondismo noglobal e il volk si incontrano - e, dici bene, c'e' poco da sorprendersi. si capirebbero benissimo, e invece solo pietre, e qualche volta proiettili.

sulla tigerwoodizazione: la diversita' individuale, invece che l'omogeneita'. oltretutto, sarebbe anche compatibile con la comunita' culturale di cui parli tu.

a proposito, il tuo pezzo e' una celebrazione perfetta della giornata di oggi: quando lo scozzese Alex Salmond e' stato eletto First Minister della Scozia, e lo scozzese Gordon Brown, si e' deciso oggi, sara' il nuovo Primo Ministro UK.

ma il tuo pezzo e' troppo denso per quest'ora della notte: merita la luce, e la lucidita', del giorno.

ciao,
nullo

capemaster ha detto...

ma tu Abr, sei un genetista o cosa? mi sento un po' a casa :)

Abr ha detto...

Grazia Nullo, finalmente ce l'ho fatta, l'invito d'altronde era di quelli che non si possono rifiutare.

Kuhn? Il "paradigm shift" rivoluzionario, l'evoluzione delle teorie scientifiche tra fasi di accumulo e "scariche" di crisi, è sempre stata la mia alternativa preferita al più lineare falsificazionismo popperiano; pensa l'ho usata (non solo io) nel marketing per spiegare l'adozione di nuove tecnologie.

L'incontro tra terzomondismo noglobal e volk evidenzia a mio avviso la contraddizione cardine delle Naomi Klein e compagnia cantante: non si può avere "ragione sociale" noglobal e vagheggiare al contempo un fusionismo umano globale omogeneizzato tutto egalitè e fraternitè, è come dire global & noglobal; d'altro canto, alcuni movimenti indipendentisti duri e puri non a caso flirtano con ambienti anti-capitalisti ..

Non ho capito bene il tuo punto sulla tigerwoods-izzazione e la diversità individuale.
Questa è cosa importantissima, ma affatto diversa dalla diversity tra popoli; l'uomo è un animale sociale, la cultura è espressione condivisa comunitaria e tramandata, altrimenti l'uomo isolato, come le teorie scientifiche seondo Kuhn, viene culturalmente "triturato" e assorbito ..

Ah quindi in Scozia celebrate oggi la vostra diversity, congratulazoni!

A tal proposito, OT, ho scoperto stanotte casualmente che "The Thin Red Line" non arriva solo dal titolo del film, ha una origine storica ben precisa, gloriosa e .. scozzese:
durante al battaglia di Balaklava (guerra di Crimea 1854), subito prima della carica suicida dei famosi Seicento, il 93' reggimento Highlanders dalla giubba rossa resistette a una carica di 400 cavalieri russi, rimanendo tra la meraviglia dei contemporanei in linea per uno (the thin red line) invece che adottare la tradizionale disposizione a quadrato.
Ebbero il coraggio di "credere" nelle nuove tecnologie (potenza e frequenza di fuoco di fucili più efficienti dei vecchi retrocarica).

Abr ha detto...

Bentornato Cape, non sono un professionista della genetica sono solo un appassionato dilettante, se ho scritto cazzate "mi corrigerete".
Tu invece?

Dilettante appassionato su questo e su un sacco di altri argomenti .. su tutti gli argomenti che affronto qui, direi ...
:-)

Anonimo ha detto...

Dilettante? Forse sì, ma un dilettante di talento.
Complimenti...:)

Anonimo ha detto...

Stampo e leggerò con calma. Nel frattempo ti faccio la mia solita domandina scherzosa: gli springbocks da chi discendono? Dai Blue Bulls? O dagli squali?

Abr ha detto...

Tnxs Giano, benritrovato. :-)

Brett che domanda, i Boks scendono dagli Altipiani no? E un po' alla volta arrivano al mare ...
;-)

etendard ha detto...

OT. ti ho scritto un messaggio email. fammi sapere. ciao

Abr ha detto...

Eseguito Hoka :-)

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