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Abr's No Comment

Il figlio di Tiger

Il 30 dicembre 1975 nasce Eldrick T. Woods, dove T. sta per "Tiger" in ricordo del nome di battaglia di un amico Viet del padre. Il neonato e' indubbiamente particolare dal punto di vista genealogico e non solo: il padre Earl e' un nero americano con ascendenze bianche e pellerossa, in Vietnam coi "Green Berets" quando incontro' Kultida, per meta' Thai e mezza Cinese, sua futura moglie e madre di Tiger.
Ventuno anni dopo E. Tiger Woods è il più giovane vincitore di sempre dei Masters di golf; viene annoverato tra i più grandi sportivi di tutti i tempi ed è quello attualmente più pagato al mondo. Il Mainstream Media "politicamente corretto" ai tempi sparò alti i titoloni: "Il primo nero a vincere i Masters di golf", facendo gioire i suoi sponsor, con l'acquolina alla bocca alla prospettiva di milioni di afroamericani che si comprano mazze e berretti.
Nella realtà solo un quarto del codice genetico del campione è di ascendenza africana, tanto che l'intelligente stella si è auto-definito “Caublinasian” (CAUcasian- BLack- (american) INdian- ASIAN). Guarda caso, quel "chiamarsi fuori dalla Razza" da parte di Tiger ha irritato non poco alcuni afroamericani e gran parte del Mainstream Media politically correct.
Avere una storia genetica "complicata" dovrebbe risultare abbastanza normale nel mondo globalizzato, dove i sempre più diffusi test del Dna portano alla luce una verita' clamorosa anche se logica: il 30% degli afroamericani mostra di possedere ascendenze bianche. Dovrebbe inoltre risultare molto bello per i liberal di tutti i Continenti, fautori del Melting Pot globale egalitario.
Invece no, anche questo fatto viene vissuto malissimo: avere ascendenti bianchi è evidentemente un colpo basso per i più sensibili discendenti di vittime del razzismo, una infamia inaccettabile. Uno di costoro è l'astro nascente dei Dems. Usa, Barack Obama.
Nonostante sia cresciuto grazie ai sacrifici della madre bianca mentre il padre nero li aveva abbandonati quando aveva due anni, il Nostro si permette di scrivere: “Ho smesso di rivendicare la mia razza materna da quando ho capito che poteva sembrare un volermi ingraziare i bianchi”.
La dichiarazione calza perfettamente col milieu politically correct che pertiene a un candidato liberal al soglio Presidenziale: non maschio, non bianco, affirmative e razzista all'incontrario.
Null'altro che una conferma del crescente clima fondato sul "White Guilt" - cavallo di battaglia dalle sinistre planetarie e nel il pensiero debole autocolpevolizzante di certi bianchi.

Liquidato e stigmatizzato il neo razzismo all'incontrario di certe minoranze (e' il solito giochino socialista per giustificare la prevalenza dei pochi sui tanti), torniamo alla mentalita' corrente: il melting pot e' cosa buona e giusta, purche' nella pentola di fusione ci finiscono i bianchi le loro civilta' e la loro cultura.
Oltretutto altro luogo comune sostiene: "Meticcio è sano e bello". A volte è vero, come per Tiger o certe mulatte, altre volte proprio no, come per Obama ;)
Comunque la nuova salvifica prospettiva dell'Umanità Liberal sembra essere quella di TigerWoods-izzarsi, "omogeneizzandosi" (stile Plasmon) nell'aspetto e anche finalmente quindi negli "imperativi categorici democratici" cui sottoporla. Detto in termini meno corretti, la salvifica prospettiva secondo costoro e' quella di togliersi i bianchi di torno (cosi' come era eliminare i borghesi, o gli infedeli etc.etc).
Purtroppo per questi sogni un nuovo lieto annuncio in casa Woods dà lo spunto per una risposta disallineata e scorretta: il figlio di Tiger e della moglie svedese Elin somiglierà più alla mamma che all'Homo Plasmon.
A onor del vero non tutti i sostenitori del melting pot muovono da tali inconfessati sogni di auto annichilimento: vi e' anche chi, nella sua giustificata critica del fallimento del modello di immigrazione multiculturale e autosegregato alla Europea , propone come soluzione una riedizione del melting pot originario (Ottocento e primi Novecento in America).
Secondo questi solo la TigerWoods-izzazione dell'Umanità - il meticciato genetico e non solo culturale - aiuterebbe la "stabilizzazione" della Societa. Ma oggi e' diverso, nell'Otto/Novecento l'emigrato non aveva scelte: o si adeguava a lingua usi e costumi nuovi (pur senza perdere l'identita') o moriva di fame e, miracolo, alla seconda/terza generazione era tutto risolto; oggi non è più così.

Anche ammesso e non concesso l'omogeneizzazione genetica fosse comunque auspicabile, inferire che anche una ipotetica "razza di meticci" potrebbe stabilizzarsi e divenire pervasiva risulta statisticamente poco probabile.
Lo spieghiamo con un esempio: anche Woopy Goldberg "vanta" un avo bianco, chi mai lo direbbe a vederla? Evidentemente il prodotto del "rapporto ancillare" tra un piantatore virginiano e una schiava (persino il mitico Jefferson ne ebbe) visse la sua vita e ebbe l'opportunita' di riprodursi in un contesto socialmente delimitato, quello della madre, per cui l'apporto genico "bianco" rimase isolato e via via si "dilui'".
Torniamo a Tiger Woods: il figlio della svedese Elin e suo sarà per 5 ottavi "caucasico" (un ottavo dal padre più tutta la metà materna), che è più della metà; un ipotetico futuro nipote di Tiger, figlio del figlio e di una croata o argentina, sarebbe “bianco” per tredici sedicesimi, cioè più di ¾. E così avanti: il "meticciato genetico" può diluirsi fino a sparire molto rapidamente con le generazioni, in un contesto culturalmente omogeneo, bianco rosso o nero che sia.

Questo semplice fatto statistico è ciò che spiega come mai la storia dell’Umanità, così densa di invasioni, migrazioni, schiavitù etc.etc. non sia sinora riuscita a stroncare la diversity umana, anzi abbia fornito un contributo fondamentale alla diversificazione e al radicamento razziale delle popolazioni. Particolarmente interessante al riguardo sarebbe analizzare l'uso "normativo" del tabù dell'incesto: basti sottolineare qui come NESSUNA delle culture umane esistite ed esistenti fuori dai salotti dei benpensanti, favorisca l'ibridazione indiscriminata e non regolata; nemmeno tra gli eschimesi, quelli che la leggenda vuole "concedessero" la moglie all'ospite.
Questi motivi statistici sono rafforzati da aspetti prettamente culturali e molto "umani", condivisi nelle basi - anche se diversamente articolati - da tutte le tribù del Mondo.

Un esempio di regolazione "culturale" che riguarda il nostro passato diretto: il codice longobardo - in Lombardia, Friuli, Spoleto, Benevento - nel caso di matrimoni misti tra "romani" e longobardi prevedeva inizialmente la morte dei primi e e il "declassamento" degli eventuali figli. L'invenzione stessa della "nobiltà" ha il chiaro intento (fallito) di porre barriere alla diluizione del genoma oltre che dei beni (significativo legame), in un contesto pur dominato ma "statisticamente ostile".
Ai nostri giorni, quando la globalizzazione ha annullato le barriere geografiche, inconsapevolmente si sono alzate altre barriere, più "culturali", le stesse che hanno fatto finire il melting pot classico: gli è che la gente preferisce sempre stare con i suoi simili, se appena ne ha l'opportunità: mogli e buoi ...

A conferma di tutto ciò, oltre metà dell'Umanità non pare molto intenzionata a "fondersi" con chicchessia, almeno nel medio termine: cinesi, giapponesi, per non parlare di indiani (le caste!), arabi e pakistani (i matrimoni combinati) etc.etc.
Anche nei più grandi "laboratori genetici di massa" - l'America Centrale e del Sud - lo scenario cambia poco: solo le classi emarginate si "meticciano".
In Brasile dove si va in galera se solo si nomina il colore della pelle, il razzismo strisciante divide lo stesso nettamente bianchi da una parte, pretos e mulatti dall'altra; al punto che introducono anche lì le affirmative actions pro-neri, classico segnale che qualcosa non va.
Negli altri Paesi ma soprattutto in Messico, abbiamo un altro caso interessante: coram populo, celebrano la nascita di una nuova etnia ("La Raza" appunto), che sarebbe il prodotto culturale e genetico nazional-fusionista tra indios e spagnoli. E i toni non sono sempre aperti e tolleranti nei confronti di chi ad essa non appartenga, come los Gringos.
Qui è evidente un ulteriore importante fenomeno: la commistione tra fatto meramente genetico e quello culturale: eh si, siamo Umani. Notate bene: l'otput del mestizo, ove mai avvenga non è l'Homo Novus Universale, ma la nascita di una nuova, precisa identità razziale!

Quindi, Occidente a parte pe ri motivi sopra detti imputabili al "White Guilt", la diversity umana pare destinata fortunatamente a perdurare, con buona pace di sognatori e di catastrofisti.
Almeno fino a dopo il 2100, quando le tecnologie di manipolazione del dna arriveranno presumibilmente a cambiare radicalmente la concezione stessa dell'Umanità cosi' come la conosciamo oggi. Ma quello sara' tutt'altro film.

11 commenti:

Otimaster ha detto...

Sono fierissio delle mie discendenze, se ne avessi di coulored non avrei problemi a dirlo, mica sono teroni non c'è nulla di cui vergognarsi
: DDD

Abr ha detto...

Aldilà della battuta :-) hai colto lo spirito di Tiger Woods: siamo quello che siamo, ed è giusto che ognuno valorizzi la propria identità in una relazioni tra pari.

Purtroppo c'è invece chi pretende che noi occidentali ammettiamo e ci spiacciamo continamente del fatto che è sempre e solo colpa nostra, sempre.

Massimo ha detto...

E' anche ciò che scrive Veneziani in "Contro i barbari" ... ;-)

Abr ha detto...

E lo vedi allora che in qualcosa concordiamo ... ;-)

nullo ha detto...

abr, ma che intendi per diversity: tigerwoodizzazione non sarebbe la morte della diversity, ma il suo apogeo.

Abr ha detto...

nullo, sai bene che uniformare, per quanto in un modello "bello", è il contrario di preservare la diversity biologica.

Se tutte le specie di farfalle del mondo si fondessero assieme in un unica specie, la più splendida magari, cosa direbbero gli ecologisti? Aaaargggghhhh ...
La sensibilità sarebbe la medesima se stessimo parlando di tribù di Koisan del deserto del Kalahari.
Stranamente invece, detta autentica "sensibilità ecologica" decade drammaticamente quando si parla di NOI ...

Abr ha detto...

Ok nullo, now I got it (sorry ma siamo tardi): tu dici, tutti INDIVIDUI diversi, random, non tanti TW uguali. Beh, questo lo do per scontato: ogni individo, resident body of rights, è "diverso". Ma io vado oltre.
Non fingo di scordare, come fanno molti liberali libertarian, che l'uomo non finisce all'individuo, bensì esiste in quanto nodo di relazioni.

Hai fatto un bel post poco tempo fa sul valore della famiglia.
Beh, io qui parlo di "famiglia estesa".
Che si estende (appunto) nello spazio (i tuoi simili, uniti a te nelle tradizioni nel logos che è pesiero e linguaggio) E NEL TEMPO (passato=cromosomi).
Suona più chiaro ora?
Questa è per me la diversity da preservare.

Anonimo ha detto...

Sono fiera di essere nata e cresciuta in un paese dove non ne esiste nero, caucasico, mulatto, indiano, siamo TUTTI VENEZUELANI, dove no sono considerati diversi per gli occhi a mandorla o la pelle nera, nel mio sangue scorre sangue italiana, spagnola, africana, indigena e chissà che altra “razza”, è sono orgogliosissima di quello.

Abr ha detto...

Gentile Mestiza, inanzitutto grazie per la visita.
Secondariamente, anch'io sono molto orgoglioso del percorso articolato e complesso che i miei cromosomi hanno compiuto da cinquantamila anni a questa parte.
Siamo tutti "meticci": figli dello stesso clan che ha colonizzato il mondo a partire da 50.000 anni fa circa.
Ergo, questo non è un blog "razzista", al contrario.

Se legge attentamente, troverà che questo post è CONTRO il sempre più diffuso razzismo alla rovescia, esemplificato da un Barak Obama, che pur di mettersi in mostra, disprezza pubblicamente la razza di sua madre.
E' contro il furbesco tentativo di addossare tutte le colpe della corruzione e incapacità dei cosiddetti Paesi in via di Sviluppo, al colonialismo.
E' contro l'atteggiamento di tutti quegli afroamericani che non si vergognano a disprezzare le loro origini parzialmente bianche.
Quello è razzismo!
Questo post invece, loda e ammira Tiger Woods, mezzo nero un quarto bianco un quarto pellerossa.
Al contempo, questo blog è contro il politically correct.
Quindi, NON CI SI VERGOGNA di dare il loro nome alle cose: le razze esistono, i meticciati pure; il razzismo più profondo che c'è è credere che siamo diversi solo per il colore della pelle.
Riconoscere la diversity invece non significa discriminare.

Questo blog è anche profondamente anti-nazionalista: noi vediamo lo Stato come fonte di gran parte dei mali che affliggono le persone, riteniamo che la soluzione statalista ai problemi sia spesso peggiore dei problemi stessi.
Ecco perchè non apprezziamo molto quel suo patriottismo tipicamente sudamericano; direi lo stesso a chi venisse a dirmi "siamo tutti italiani". Ma questo è un problema nostro.

Nel caso del suo Paese, apprezzo molto l'origine del suo nome (Venezia), mentre molto meno apprezzo chi avete al governo.

Anonimo ha detto...

In anzi tutto grazie per la pronta risposta al mio commentario
Sa come ho trovato il suo interessante post? Siccome no non mi risulta famigliare questa espressione “matrimoni misti” (mi risulta famigliare l’espressione “grigliata mista” cioè di carne e pollo, ma non riferita al matrimonio) e dopo aver visto un dibattito su questo argomento in tv, ho deciso cercare post che parlassero di questo argomento in Italia e in Venezuela, e ho incontrato situazione diverse.
In Venezuela ho trovato solo un post che si riferiva ai matrimoni fra gli omosessuali, allora su questa premessa se definiva ai matrimoni misti quelli fra uomo e donna (scherzosamente… ovvio); in Italia ho trovato commenti sul “boom” dei matrimoni misti, un “fenomeno” per alcuni positivo per altri negativo.
Ma cosa si intende per “razza”? Razza: All’interno delle specie animali o vegetali, insieme di individui aventi caratteristiche simili; in antropologia, classificazione della specie umana in “tipi”.

Dal mio punto di vista il “nazionalismo” non ne riferito allo STATO, bensì all’appartenenza a un costume nazionale, a una lingua, a una gastronomia, a dell’abitudine che ci possono sembrare banali ma ci identificano come popolo di una determinata nazione. Purtroppo in Italia diventano tutti italiani e soni fieri di esserlo con eventi come il mondiale di cacio, altrimenti ciascuno tira per la sua parte, allora sono lombardi, veneziano, siciliani e calabresi; adesso capisco perche si fa fatica ad accettare l’italiano come “lingua ufficiale”.
Lei dice che riconoscere la diversity no significa discriminare, ha ragione, è la reazione, l’atteggiamento nei confronti di questa diversity lo che significa o no discriminazione, ma tanti cascano come polli nella discriminazione, prodotto dei mass media e de la maledetta ignoranza…
Sul nostro mal capitato presidente… cosa vuole che li dica… paghiamo tutti per la mancanza de educazione.. che come ben sa non ne un problema soltanto del nostro paese… purtroppo.

Abr ha detto...

Mestiza, grazie per quel "interessante", a quanto pare ci stiamo capendo e la cosa mi fa piacere. Ha un blog? Scrive da qualche parte?

Sulla diversity e sulle reazioni alla stessa: trovo curioso che tutti, dico tutti, siano favorevolissimi a salvaguardare l'iguana rossa delle Galapagos dall'estinzione, oppure le piccole tribù dell'isola di Papua.
Ma appena uno parla di diversity tra le razze "maggiori", cominciano a pensare che sia razzista nel senso che vuole discriminare.

Il mio interesse è soprattutto storico e scientifico: le recenti scoperte della genetica ci stanno chiarendo un sacco di cose sul perchè siamo come siamo.

Tornando a noi, alle nazioni, alle "razze", il mio sogno sarebbe che tutti fossero orgogliosi di quello che sono come lei, senza per questo disprezzare gli altri; per potersi trattare tutti da pari a pari. Non sono le razze titolari di diritti, nemmeno gli Stati lo sono; sono gli individui.

Sa, molti di noi qui in Occidente sono vittima del "White Guilt" - la colpa di essere figli dei figli dei colonizzatori e degli schiavisti;lo trovo pazzesco.
Prima di tutto, mai trattato schiavi personalmente; secondariamente, quegli stessi schiavi venivano catturati e venduti ai bianchi da prodoni neri o arabi ... lo schiavismo è stata una colpa di tutta l'Umanità, mica solo dei bianchi!

Lo stesso per lo sterminio degli indios in Sudamerica: si sterminavano tra loro con ancor più ferocia dei Conquistadores, basta vedere il film Apocalypto sui Maya.
Non voglio giustificare nulla; solo che ci sono troppe persone Occidentali convinte di aver colpe che non hanno, e guarda caso sono le stesse persone che inneggiano ed appoggiano presidenti come Chavez. A proposito di ignoranza.
Alla prossima.

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