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Fine della famiglia o degli Italiani?

Molto interessante la puntata di OttoeMezzo venerdì, oggetto: la fine della famiglia in Italia - dal titolo di un interessante libro di R.Volpi, statistico.
Non tanto per il tema in sè: l'unica costante sotto il sole è il cambiamento, ovvio che anche la forma di aggregazione più intima tra individui cambi nel tempo.
Nemmeno per personalizzare pro o contro questo o quell'altro ospite più o meno cheap (cioè più o meno de sinistra), più o meno propenso a prendere atto dei dati, a rifletterci sopra, per uscire dai preconcetti e analizzare cosa ci sia di nuovo ed eventualmente di preoccupante.
Si può infatti menarla per ore e ore sulle nuove forme di coppia, a cercare i perchè delle nuove forme di convivenza etero e/o omo, di solidarietà interpersonale. Va tutto bene beninteso, è giusto che ognuno singolarmente si cerchi quello che più gli aggrada, se non danneggia, influenza o forza nessun altro; ma non è quello il punto cruciale.
La famiglia infatti, comunque sia configurata, è un mezzo non un fine; ha un senso superiore a quello di fantomatica "cellula primitiva" della Società - casomai quella è l'Individuo, titolare unico di diritti e doveri. Altro che surrogato
no cost di Welfare e solidarietà.
La famiglia, comunque costituita ed adattata, ha piuttosto in tutte le società umane la finalità naturale di andare oltre il "presente".
E' un ponte tra passato e futuro; con tutto un carico aggiuntivo di esperienze, affetto, beni e cromosomi, viene dai figli che la formano e va ai figli che vengono messi al mondo.

La prima riflessione deriva proprio dalla incredibile scoperta che la famiglia in Italia pare ancora riconosciuta come un fondamentale elemento della nostra identità, del costume e della cultura popolare; anche dalle ultime generazioni, per non parlare dei politici.
Quanta ipocrisia e pressapochismo nei cuori e nelle menti degli italici! Quaggiù, aldilà dei divorzi che aumentano e dei ragazzi che rimangono in casa oltre i trent'anni, non si fanno più figli.
Siamo buoni ultimi al mondo, con 1,3 bambini per donna in età fertile, immigrate incluse, contro il tasso di sostituzione di 2,1 (il numero di figli che servirebbero per mentenere costante la popolazione), i più di due degli Usa e i due recentemente raggiunti dalla Francia, sia pur grazie (probabilmente) alle immigrate.
Ecco qui in una frase, la radice del problema: senza un nostro futuro non abbiamo futuro.
La crisi della famiglia tradizionale, il suo superamento mediante nuove forme di convivenza e supporto sarà sociologicamente interessante, ma non è la risposta del perchè in Italia non si fanno più bambini. Anche in Usa infatti crescono le mamme single e la figlia lesbica di Dick Cheney vive con l'amica; ma sono tutte mamme, cioè di figli ne fanno, eccome.
La banale risposta: "da noi i figli costano", è una conseguenza più che la ragione; ci soffermeremo poi sul perchè costino tante energie e non solo soldi; salvo parziali eccezioni, se notate i i figli li fanno quelli che in teoria meno potrebbero permetterseli (immigrati in primis).
L'altra banale risposta è una mera scusa: è colpa dello Stato che dovrebbe assistere di più e meglio le famiglie. Aldilà dell'idiosincrasia che nutro per il termine "assistenza pubblica", guarda caso di figli se ne fanno meno dove sarebbero più assistiti, come in Emilia.
La verità è che i figli oggi in Italia sono più una fonte di stress che di speranza, un limite più che una opportunità. Beninteso mica siamo come certi tedeschi, da noi tutti li amano e a parole li vogliono, ma poche li fanno: troppo presto, troppo poco, troppo caro...
Si programmano con cura, devono avere tutto e di più, non devono confliggere con "la carriera", quindi se si fa se ne fa uno solo e avanti negli anni; e poi lo si vive come costante fonte di stress e di corse, incastrato com'è tra gli impegni di lavoro e il corso di arpa birmana che deve assolutamente fare.
La seconda riflessione è che le (poche) mamme nostrane sono perennemente preoccupate anche della salute. Ascoltano, leggono e si angosciano: mentre nessuno dice che in trenta anni la mortalità infantile in Italia è scesa di un fattore dieci, si scrive che un bimbo su tre è a rischio obesità, uno su tre a rischio anoressia, uno su tre a rischio etc.etc. (la regola del tre): tutti a rischio, costantemente.
La cosa provoca e si innesta in un fenomeno tipicamente italico: la medicalizzazione della vita normale.
Per la gioia di farmacisti, medici generici e specialisti, erboristerie e curanderi vari, il concetto di "prevenzione" da noi è spinto a livelli parossistici: nella mentalità corrente, sano è non chi ha "niente da dichiarare", bensì "chi si cura". Il che è una bella contraddizione in termini.
[Inciso: La gravidanza una volta si chiamava "stato interessante", oggi è una malattia. Un po' paradossalmente ma non troppo, tra sguardi di riprovazione e commiserazione, mi sono sempre chiesto ad esempio quale fosse il fine delle ripetute visite ginecologiche nelle gravidanze "tranquille" della mia consorte: 120 euro alla botta per farsi dire, tutto bene ci rivediamo tra cinque settimane?!
Il vertice dell'assurdo era poi l'extra per poter scrutare un' ombra vagamente radiografica su un mini-monitor B/N, roba che Hewlett e Packard avrebbero scartato per il primo oscilloscopio a valvole del '39: "Guarda la bocca!", "Veramente quello è il ginocchio...", la replica della sussieguosa assistente.]

Esaltazione - a parole - della famiglia astratta, ma totalizzante e paralizzante paura dei figli; "medicalizzazione" della società; tradotto,diffidenza, ignoranza, chiusura nel presente ed egoismo, ecco le vere cause della denatalità Italiana.
La conseguenza, non la causa, è che abbiamo quasi metà delle famiglie italiane senza figli, di cui un quarto formato da un solo individuo (single, divorziato, vedovo); la maggioranza di coppie con figlio ne ha uno solo. Ci sono regioni in cui solo un terzo delle famiglie è composto da più di due persone e quattro coppie su cinque hanno uno o zero figli.
In un solo decennio, dal 1991 al 2001, i single sono aumentati di due milioni e mezzo e, mentre i giovani si sposano sempre meno, le famiglie invecchiano sempre più (dati da R.Volpi: "La fine della famiglia").
Il fatto è che mentre altrove in Occidente la famiglia si riorganizza in forme nuove senza perdere il suo senso, qui da noi è arrivati a una vera e propria scomparsa dei bambini. Mancando il fine, che ce ne facciamo del mezzo? Si vede che il fine vero, come sostiene un mio amico, è divenuto perseguire l'immortalità.
Eppure questo mutamento non viene nè riconosciuto nè enfatizzato nè tantomeno si propone qualche soluzione, a parte generici appelli alla salvaguardia fuori tempo e fuori scopo della "famiglia tradizionale".
Chebarba far figli! Intanto che noi invecchiamo - e vi assicuro, non siamo immortali - ci saranno gli immigrati che ci pagheranno il Welfare ...o pagheremo noi reversibilità a seconde e terze mogli giù in Marocco o in Senegal? Che finaccia...

6 commenti:

gabbianourlante ha detto...

certo il matrimonio è cambiato tantissimo nei secoli... ma giuridicamente è quello. uno può farlo oppure no. Ma se non lo fai trovo peregrino e un tantino "furbesco" chiedere di essere "tutelato" come il matrimonio.

Abr ha detto...

Furbesco? Direi senza senso per gl etero., senza intelligenza per gli omo.
Credono di dare stabilità alle unioni mutuando gli aspetti più meschini venali e burocratici del matrimonio? O sono solo interessati alli sordi?
Comunque sia, questi sono dettagli, il ero problema come dice DeMarchi è quello demografico, anche se qui per l'Italia le conclusioni sono opposte alle sue ..

Anonimo ha detto...

E tu da quando leggi De Marchi? ;-)

Abr ha detto...

Da sempre amigo ...
d'altronde un "MenoStato", attento ai risvolti psico-sociali come me, non può che averlo come riferimento della sua metà libertarian (cfr. prego my sidebar).

Peccato che l'altra mia metà non sopporti quel suo aver la testa girata all'indietro: il problema cruciale dell'occidente oggi NON è certo la Chiesa, anzi; la sfida del Mondo è demografica certo, ma rovesciata rispetto a quello che crede uno rimasto negli anni '70 del Club di Roma.
Un vero peccato ..

Anonimo ha detto...

Fine della famiglia o degli italiani?

Bella domanda, dopo aver letto il post, rispondo entrambi. Perchè sono pessimistica e non so spiegarmelo. Concordo con gabbiano. Il matrimonio è quello ed è fuori luogo pretendere di avere un surrogato coi soli diritti poi... poi ognuno fa le proprie scelte.

Abr ha detto...

I agree elly.
La mia risposta, penso si evinca dla post, è che la famiglia finisce PERCHE' sono finiti gli italiani (i figli di) e non viceversa.
mancando lo scopo vero delal famiglia (fare figli), a che scopo lavare i calzini a uno sconosciuto, o pagare i bigodini a una estranea? C'è la mamma per quello, no?
Sono da invertire i rapporti causa-effetto insomma.

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