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Abr's No Comment

If you love somebody, set them free

[Il titolo serve anche a ricordare ai giovani degli anni '80 come il sottoscritto che è iniziato da Vancouver il tour mondiale dei Police, saranno a Torino in ottobre!]
Bella sorpresa trovare persino su Repubblica spunti interessanti. Merito di una riflessione di Beniamino Placido, uno sicuramente non meno intelligente di Antiseri (sia detto con lieve sarcasmo):
" ...la Creazione, momento ovviamente importante nella cosmogonia di tutti i popoli: quando siamo nati? Come è venuto fuori il mondo? Come avviene la Creazione? Anni fa ne ho letto una definizione bellissima di non so più quale teologo: «Dio crea l´uomo come il mare crea la terra: ritirandosi». Vale a dire: Dio crea l´uomo «abbandonandolo». Perché solo abbandonando, solo ritirandogli dal capo la sua potente - ma anche opprimente - protezione gli consente di esistere. A suo rischio e pericolo, s´intende".
Stiamo parlando della Creazione da un punto di vista filosofico indipendente dalla Religione, alla ricerca di come l'uomo concepisca sè stesso, non di come effettivamente e materialmente sia apparso; ho trovato questa immagine del "ritirarsi" molto bella e coerente con antiche riflessioni personali.

Non trovo questo "abbandono al nostro destino", il "ritirare la Sua potente protezione dal nostro capo" una banale spiegazione dell'esistenza del Male. E' piuttosto la radice del concetto di libero arbitrio - Dio lascia l'Uomo libero di scegliere il suo bene e anche il male, scientemente e non solo per ignoranza.
'Sta cosuccia apparentemente banale e scontata, la libertà di SBAGLIARE, è a mio avviso ciò che contraddistingue il Cristianesimo da tutte le altre religioni. Eclatante ad esempio è la differenza con l'Islam, che è la sottomissione DOVUTA dell'uomo alla Verità, dalla quale a nessuno è consentito recedere.
Il Cristiano autentico si presenta così: "sono un povero peccatore" (altra cosa dai Portatori di Verità con V maiuscola); in questo è diverso anche dal laicista, secondo il quale, diciamolo, chi sbaglia (ad esempio credendo) è uno stupidotto, al più un disinformato, un prigioniero di illusioni consolatorie.
Tale libertà di scegliere e anche di sbagliare è l'effetto dell'irruzione della Volontà del singolo nell'impianto filosofico Classico, fondato sulla Ragione (che di per sè tiene in poco conto l'Individuo qualsiasi), e costituisce la radice di tutti i diritti individuali: ovviamente alla libertà in senso lato, alla vita (ne ha diritto anche chi sbaglia: grande differenza con il classicismo), a cercarsi la propria felicità etc.etc.
E' una sorpresa che Umanesimo, Liberalismo e approccio Scientifico (altra cosa da "scoperte"), cioè le più alte conquiste dell'Umanità ad oggi, abbiano potuto nascere e svilupparsi solo in un contesto Cristiano? Contesto non solo filosofico ma anche "ambientale": i Monasteri, le Universits Studiorum i Gesuiti etc.etc.
Non è stato per caso. Il contrasto anche profondo tra scienza e fede, tra rami che salgono e radici che spingono verso il basso non significa assenza di parentela stretta, è una relazione definitivamente di causa effetto. Dopotutto qualsiasi figlio si emancipa anche brutalmente dal padre, si deve "separare per essere"; ma chi sia suo padre, cioè da alla fine da dove arrivi, nessun figlio degno di questo nome lo può negare, pena il disconoscere una parte di sè.
Tale libertà di sbagliare riconosciuta all'Uomo è anche una sorta di anticorpo che il vero Cristiano possiede contro il Fondamentalismo; come ogni anticorpo, non sempre è bastato a scongiurare infezioni anche gravi (la Religione dopotutto è umana ed è stata mezzo di potere), ma ciò non ne mette in discussione la presenza; ben si vede cosa succede in ambiti ove tale anticorpo non sia geneticamente presente (Islam stesso, ma anche l'Induismo).
Continua Placido:
"Quale sorpresa rileggere la Genesi per scoprire che persino qui, proprio qui, la creazione è presentata come un´esperienza di divisione, di separazione: fra la luce e le tenebre, fra le acque superiori e quelle inferiori (..) Ogni creazione è una separazione, ma nella Bibbia abbiamo una divisione non solo tra gli elementi, ma anche tra Dio e il mondo.
E´ un punto, questo, estremamente importante. Che si riproduce, si ripresenta, quando Dio Padre abbandona, appunto, suo figlio sulla croce. «Signore, perché mi hai abbandonato?», dice Gesù. Il Padre avrebbe potuto, dovuto, rispondere: «ti ho abbandonato per farti esistere. Ed operare nel mondo».
(..)
Chi ha, chi ha avuto, dei bambini, lo sa: la vera sfida del creare è nell´abbandonare. Nel ritirarsi. A vantaggio della creatura. Per farla esistere".
Se vuoi che tuo figlio cresca, si sviluppi, esista ed operi, lo devi lasciar libero; questa è la lezione suprema che l'Identità Cristiana dell'Occidente lascia al Mondo intero. La responsabilità individuale e la necessità di scegliere che ciò comporta hanno fecondato le conquiste classiche della Razionalità; è la lezione che ha consentito all'Umanità le più grandi conquiste già elencate.
A.De Saint Exupery scrisse al proposito: " Ciò che fa grande la mia Civiltà è che cento minatori hanno il dovere di rischiare la loro vita per salvarne uno intrappolato; nella fredda contabilità della Ragione ciò sarebbe abnorme e assurdo; sfugge che non stanno correndo in aiuto del singolo, essi salvano l'Uomo che egli incarna".
Sin qui la mia riflessione sugli spunti di Placido, tesa a esporre i perchè del mio profondo credo identitario che vede nella sintesi di radici Classiche (Razionalità) e Cristiane (Volontà, Responsabilità Individuale) le due gambe fondanti di tutta l'Eredità Occidentale, quella capace di produrre i Diritti dell'Uomo.
E' una riflessione che a mio modo di vedere prescinde dalla religiosità individuale (che rimane un atto di Volontà); dove invece essa entrerebbe prepotentemente in gioco è considerare se e come Dio intervenga nel Mondo.
Qui personalmente sospendo il giudizio; Placido conclude:
"(..) C´è, mi sono chiesto, un modo di ritirarsi e di abbandonare, che sia al tempo stesso essere presente, ma in disparte, acquattato, sempre pronto a intervenire? E´ stato allora che mi è venuto in mente Salinger. E mi sono ricordato de “Il giovane Holden”. Ovvero - titolo originale – “The catcher in the rye”. Già, the "catcher": colui che acchiappa chi sta cadendo".

6 commenti:

Paolo ha detto...

mi inchino.
In tutto questo mi sento solo di sottolineare fortemente la peculiarità della Paternità del Dio della tradizione ebraico cristiana.
L'azione del separare (che è anche ferire) fonda la volontà e la responsabilità individuale (quindi la libertà).
Mi viene anche in mente che ogni uomo deve misurare la propria libertà su una PROPOSTA (educare vuol dire presentare la realtà).
Per questo nell'epoca in cui gli stessi stati si vantano di essere laici e neutri, la Chiesa di Cristo è l'unica grande forza di libertà.
ciao

Abr ha detto...

A chi t'inchini Paolo, A Placido? Naaa... ;-)
Si, trovo che la libertà si misuri nel confronto tra se e un obiettivo, che tipicamente è una proposta.
La carenza che si misura è proprio questa: chi lo sa oggi cosa vuol essere, dove vuole arrivare, con che proposte desidera confrontarsi? (c'è un contenuto di scontro in ogni confronto).
Il più grande nemico dei valori religiosi in primis è il conformismo. E la pigrizia mentale.

etendard ha detto...

Ottimo post, abr. Ti sto tirando per la giacchetta se dico che la paternità ti sta aiutando a riscoprire la vera Paternità e a tornare nella Sua casa (= Chiesa cattolica)?
Bello anche il commento di Paolo, con il suo riferimento alla ferita che il padre consegna ai figli per essere liberi e tendere al cielo.

Abr, mi sono sempre trovato in sintonia con i tuoi post. In poche parole, io credo che tu abbia capito alcune cose fondamentali (capisci dove voglio arrivare).
Un saluto affettuoso.

Abr ha detto...

Non mi tiri per la giacchetta per nulla, quella ma direi tutte le esperienze importanti e non "mi aiutano" a capire e capirmi.
Comunuqe ho la fortuna di aver sempre avuto ben presente qual'è la casa da cui provengo, sono uscito dalla fase adolescenziale in cui per "separarti" arrivi a "negare" chi sia tuo padre.

Ma l'Uomo è fatto da Dio libero anche di sbagliare; sono molto orgoglioso di questa libertà e intendo sfruttarla sino in fondo; era Pascal che diceva che il "mestiere di Dio è quello di perdonare i suoi figli"?
;-)
Battute a parte, credo piuttosto che non ci sia un "posto" in cui "arrivare" o "tornare", se non quando finisca il percorso terreno.
"Io sono la VIA ... etc.etc." disse; su questa scorta, interpreto l'esistenza, di tutti e mia, come un percorso. Con dei "fari", dei punti di riferimento questo si (uguale a discorso identitario), che s'avvicinano o s'allontanano a seconda dei colpi e degli strali che gli eventi ti infergono ...

Anch'io ricevo sempre con molto interesse e stima i commenti tuoi e di Paolo e i vostri post.
Credo che la vita e le esperienze vi abbiano spinti più avanti di me nella vostra "Via"; è un percorso individuale, affatto diverso per ognuno nella mia visione (è la grandezza del Cristianesimo), dove si procede per atti di Volontà individuale (si parla anche di "aiutini": la Grazia..), aiutati anche dalla Ragione (leit motif di Ratzinger) ...

etendard ha detto...

Per quanto mi riguarda, le maggiori difficoltà che ho incontrate nella vita sono dipese (anche) dal fatto di non essermi ribellato a mio padre a tempo debito, cioè quand'ero più giovane. Sono stato per troppo tempo il classico bravo ragazzo, dandomi per questo una bella martellata sui marroni. La ribellione è venuta da adulto, ed è stato più doloroso. Ho fatto delle sane cazzate da adulto, ma mi sono servite a capire e a tornare finalmente a casa.
Se dovessi dirti che cosa oggi sento mancare fortemente nella mia vita direi ... la mia paternità. Sto lavorando affinché arrivi presto. Devo dire che tale mancanza mi rende un uomo molto limitato e meno consapevole di tante cose, cose che invece tu già hai. Ti invidio (bonariamente), amico, perché in questo sei molto più vicino a Dio tu di quanto possa esserlo io con tutte le mie parole.

Ciao

Abr ha detto...

Beh Hoka, chi è senza peccato ...
ogni percorso, ogni storia è singolare, produce una personalità, chi può dire cosa nasca, bene o male, da ogni singola esperienza?
Personalmente ad esempio ho appreso più dagli errori fatti che dalle cose belle (è un classico). L'importante è come fai tu, capire e capirsi.
Ad esempio sai cosa vuoi riguardo alla paternità, io invece prima di esperimentarla non lo sapevo, mi sono fatto convincere quasi controvoglia.

La paternità è una cosa che cambia la vita in modo bello e definitivo (prima percepivo con timore solo la seconda caratteristica), al punto da essere una esperienza difficilmente raccontabile.
Ad esempio è l'unica esperienza umana, con buona pace di tutti i poeti e trovatori, che ti avvicini al "pure love": l'amore disinteressato, incondizionato, totale.

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