Come ogni anno il Sud d'estate brucia i suoi boschi. Colpa del caldo e dei "piromani" no? Dàgli allora, ecco il solito inasprimento delle pene che serve solo per i giornalai beoti che adorano farsi prendere per i fondelli, per farlo a loro volta coi lettori (c'è stato un solo incriminato, nemmeno condannato, in tutti questi anni di leggi "esemplari").
Tutte balle, se ancora una volta i boschi bruciano in Calabria e non in Trentino ovviamente c'è il suo bel perchè; come ogni anno si fingerà di non capirlo e anche l'anno prossimo la musica sarà sempre la stessa: c'mon baby light my fire.
- Prendiamo la Calabria come caso emblematico di regione del Sud: ha subìto 761 roghi sinora, pur pagando 10.000 forestali circa che costano 240 milioni di euro l'anno (che pagano i Pantaloni Lombardo-Veneti, unici italiani a dare al Centro più di quanto ricevano dallo Stato). Ovviamente tutti quei soldi vanno via in stipendi, per cui rimane niente per migliorare i mezzi in dotazione. Soldi buttati per niente a parte, evidentemente la Calabria pullula di piromani, al punto che un forestale ogni 57 ettari di bosco non riesce a starci dietro.
- Il Trentino invece possiede la superficie forestale di Sicilia e Calabria messe insieme e riesce a governarle (molto bene) con 1.000 persone in tutto; eppur non brucia, si vede che il piromane lassù non s'ambienta bene ...
Lasciando le chiacchiere ai boccaloni che guardano i Tiggì, i dati come spesso capita la raccontano tutta. La realtà politicamente scorretta è che al sud c’è un business molto più redditizio del turismo dietro agli incendi e al successivo rimboschimento.
Il turismo infatti, checchè ne pensino i nostri geometri e avvocaticchi politicanti, e come invece ben sa la gente di laggiù, mica arriva solo grazie a quant'è bello u'mare: richiede investimenti, infrastrutture, iniziativa, dedizione e cura dell'ambiente: una indefessa tensione verso il decoro che, very sorry, non pare appartenere alla mentalità comune laggiù.
Laggiù piuttosto si preferisce dire: "Se è vero che ci vogliono dai 60 ai 100 anni per «rimpiazzare» i boschi distrutti dal fuoco, allora c’è lavoro per tutti e per sempre".
Todos caballeros forestales insomma, costasse tenere ancora a lungo la loro Terra nella solita mm ... senza speranza. Il problema insomma è "ambientale", non è il fantomatico piromane cui Pecoraio e Wwf dànno demagogicamente la caccia con tanto di taglie.
Volete risolvere il problema calabro per davvero? Ecco come: licenziare subito 9.000 forestali, soprattutto tra gli ultra-cinquantenni, vietando ogni lavoro stagionale di rimboschimento; garantito che l'anno prossimo non brucerà un fiammifero. Dura da farsi? E allora ditelo che non ci sono le palle per far digerire la cura: facciano come il governo precedente, su ispirazione aennina-udiccina, paghino ma senza raccontare la gran balla dei piromani.
E Pantalone intanto paga, se lo diciamo però siamo "razzisti": oltre al danno la beffa.
Questo è il risultato fin che prevale la mentalità terrificante secondo cui lo Stato deve "proteggere i deboli" e reprimere i reprobi (purchè politicamente scorretti ancorchè fantomatici, tipo "i piromani") piuttosto che incentivare i comportamenti virtuosi e diffondere le "best practices".
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