Una vicenda molto recente mi ha profondamente impressionato; riguarda il Brasile, in particolare Rio de Janeiro, città che conosco abbastanza bene, con care amicizie e bei ricordi.
La storia è da horror: a Rio un gruppo di normalissimi studenti in gita di piacere viene scambiato da una banda di coetanei spacciatori per membri di una gang rivale; vengono sequestrati, torturati per ore, atrocemente mutilati e trucidati, tutti tranne uno riuscito a fuggire e a raccontare tutto.
L'evento non è "fortuito"; cade in un periodo di battaglie tra bande per le strade di quella splendida città, analoghe ai tumulti nella megalopoli di San Paolo di qualche mese prima; il neo Governatore Sergio Cabral ha infine chiesto di avere l'esercito federale a presidio, scosso da quella strage e dopo gli incredibili eventi del 28 dicembre scorso.
Quel giorno mezza città, compresi quartieri bene centralissimi come Botafogo e Lagoa, sono stati messi a ferro e fuoco: decine di macchine della polizia prese a colpi di granata (!) e raffiche di mitra, bus dati alle fiamme, vittime casuali bruciate o uccise.
Secondo le autorità di Rio, l’offensiva delle bande criminali – costata finora la vita a 24 persone – è la rabbiosa risposta dei narcotrafficanti alla proliferazione delle ‘milicias’, che cacciano spacciatori e boss dalle ‘favelas’ dove poi si installano a presidio chiedendo un compenso agli abitanti. Da un lato, il narco-traffico dai livelli di arroganza più allucinanti mai sentiti, dall'altro un contro-potere conflittuale. Al vertice del triangolo uno Stato impotente che cerca scuse. Insomma, uno scenario iraqeno.
Con un tasso di 27 omicidi per ogni 100mila abitanti, il Brasile oramai divide il podio nella classifica mondiale con Venezuela, Russia e Colombia. Secondo i dati del Instituto brasileiro de geografia e estatísticas (Ibge), Rio de Janeiro è la città dove vengono uccisi più giovani tra 15 e 24 anni: nel 2005 il tasso era di 227.4 morti ammazzati per ogni 100.000 giovani.
Non c'è molto da stupirsi, il blog Le Guerre Civili tra gli altri aveva già da tempo chiarito come le politiche buoniste di Lula producessero laggiù scenari simil-Napoli moltiplicati per mille.
Grazie alla tolleranza sia della politica nei confronti della piccola malavita e della droga, sia delle forze dell'ordine locali rispetto alle milicias, gli abitanti delle favelas sono divenuti al contempo caposaldo e vittime designate dello sfruttamento brutale da parte della malavita organizzata.
I criminologi stimano che oggi il Cartello della mala brasiliana sia divenuto il più potente e spietato di tutte le Mafie, Triadi e Jakuza assortite del Mondo.
Sarà un caso, ma l'affermazione della malavita organizzata in Brasile è avvenuto in coincidenza con la presidenza Lula; dimostrando ancora una volta l'efficacia di quello che chiamo il Teorema di Lautreamont: i governi delle sinistre si rivelano spesso oggettivamente favorevoli allo sviluppo della malavita organizzata.
Rudolph Giuliani al contrario riuscì a tagliare drasticamente la criminalità a New York partendo dal basso, dalle "finestre rotte": poliziotti per strada, mappatura aggiornata degli eventi per quartiere, dislocazione flessibile e rapida della forza e appunto, tolleranza zero.
Le sinistre invece preferisce prenderla larga e scambiare regolarmente mezzi per fini: se le favelas non fossero degradate, la criminalità non esisterebbe ... o la più aberrante di tutte (rimirare il Manifesto che non linko per credere): lottiamo duramente contro le milicias, (sottinteso:) i narcos poi se ne starebbero a spacciare, ma buoni buoni ...
Lula ha prontamente risposto alla richiesta del Governatore di Rio e manderà l'esercito. Svolta "Tolleranza Zero" della politica buonista del Presidente? Nulla di tutto questo: l'esercito verrà dispiegato ai margini della città, nel tentativo di intercettare i grossi traffici di droga e di armi; le favelas rimarranno territorio franco. Sai che "male" che riusciranno a fargli alla "mala"?
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